Era il 4 di maggio del 2011, tanto per rinfrescarmi la memoria ripubblico questo post:
Fa presto lui, Fausto Maria. Vuole che scriva dell'incontro con Giuseppe Abrati. Incontro casuale. Tardo pomeriggio. Io e Fausto Maria, seduti al tavolino in via Amendola; lui, arriva da piazza Verdi. Fuori, seduti, siamo solo noi due e Giuseppe ci vede da lontano; si ferma, non si siede. Sono quarant'anni che noi tre non ci incontriamo. Si, ognuno di noi s'incontra con l'altro, con Fausto Maria di solito all'imbrunire in via Amendola; con Giuseppe ogni tanto in giro. Giuseppe Abrati -non avevamo nemmeno vent'anni e la politica ci entusiasmava. - era il segretario di sezione del Partito Liberale di Fidenza, il nostro segretario.A cavallo tra il 1960 e il 1970, insieme a Fausto Maria Pico, Giorgio Allari, Riccardo De Vivo Massimo Pezzani, Vittorio Savi e pochi altri, eravamo giovani liberali che s'affacciavano alla bella politica, e questo proprio grazie all'avvocato Giuseppe Abrati, liberale vero, autorevole e originale esempio di impegno intellettuale e culturale contro tutti i conformismi, in nome della libertà e del laicismo.
Cinque minuti. Tanto è durato il nostro incontro. Croce, Gobetti, noi, il riaffermato laicismo (ah, quel Berlusconi che china il capo e bacia l'anello al Papa...) e Fausto Maria, lui marxista o forse soltanto marziano, ci tiene a dire che insegna i principi liberali ai suoi studenti in facoltà; Giuseppe sorride. Riesce difficile esprimere, in poche rapide note, che cosa abbia rappresentato per noi Giuseppe Abrati.
Fausto Maria lo chiama "un maestro di vita"; aggiungo, ancora oggi fonte di ispirazione e riferimento sicuro per gli spiriti laici e liberali in qualunque parte politica essi militano.
(Carduccio Parizzi)
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