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Io, gli aerei e la paura di volare

Creato il 27 marzo 2015 da Marika L

Qualche giorno fa mi è capitato davanti questo articolo di Milly di Bimbi e Viaggi che parla di incidenti aerei e mamme viaggiatrici. Vi consiglio assolutamente di leggerlo perchè io non ho figli ma mi ha aperto il cuore e mi ha portata a fare delle riflessioni, di quelle che appunti su fogli volanti per non dimenticarle, tipo mantra personale.

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Ultimamente c’è una domanda che mi viene fatta spesso: hai paura di volare?
La risposta è si.
Ho una paura immensa, non scherzo quando vi dico che sudo freddo durante il decollo e l’atterraggio. Su Spotify ho addirittura scaricato una playlist che si chiama Calming Music To Fly To (non ridete, vi prego).
Ma non smetterò mai di volare.
Tuttavia se vi aspettate da me statistiche sulla compagnia aerea più sicura o dati presi qua e là vi sbagliate, non avete bisogno di questo blog per sapere che l’aereo è il mezzo più sicuro del mondo e che fa sicuramente più scalpore una tragedia in volo che un frontale sulle quattro ruote.

Volare equivale a viaggiare e viaggiare per me equivale a vivere.
Per altre persone è un di più, una di quelle cose che fai ogni tanto per regalarti un po’ di pace e relax. Ma per chi il viaggio ce l’ha nel sangue non è marginale, è tutto. Non è l’eccezione, è la regola.
So che non è facile da capire così come non è facile da spiegare, ma è un qualcosa che senti dentro, un richiamo potente.
E’ il tremolio delle mani mentre clicchi sul fatidico pulsante “acquista il volo”, è piangere quando ti trovi davanti a quel tempio o museo che avevi sempre sognato ed è prendere confidenza con le emozioni che suscita in te, con quella forza che ti solletica il cuore. Come tutte le cose, anche la paura va messa su una bilancia e nel mio caso so che peserà sempre meno di una Lonely Planet, nonostante questo significhi stringere i denti quando dietro al vetro i tuoi occhi incrociano solamente una distesa di nuvole che va a confondersi con l’orizzonte.

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Tutti noi abbiamo una passione, quel qualcosa che disegna i contorni della nostra personalità definendo ciò che siamo. Pensate ai tifosi che vanno a sostenere la propria squadra tralasciando i disordini e gli atti violenti, pensate agli sciatori che non si fanno fermare dalle cronache sulle valanghe o ai volontari che scelgono di aiutare le vittime della guerra. Credete che la loro esistenza avrebbe senso comunque se gli venisse imposto di chiudersi in casa e di mettere da parte la propria indole?

Il concetto intorno al quale ruota tutta la mia vita può sembrare banale e anche se non sempre è facile sto cercando di metterlo in pratica nei piccoli gesti quotidiani: dobbiamo ascoltare ciò che siamo, i nostri sensi e le cose che ci completano.
E tu lo applichi alla tua vita?
Io non so se esiste un fato, un disegno o qualsiasi altra cosa. Ma quello che so è che abbiamo poco tempo e che dobbiamo sfruttarlo al meglio, lottando contro qualunque cosa -paure comprese- per poter un giorno guardarci alle spalle con fierezza.

Quindi a chi mi chiede come sia possibile che la paura di volare non mi blocchi rispondo che si, ho tanta paura.
Ma viaggiare mi completa ed è la mia felicità e per me una vita a metà non vale la pena di essere vissuta.
A qualunque costo.

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