Tutti i miei amici (mi sembrava) andavano alla Fiera dei Morti.
Io, no.
No, perché dovevo ubbidire, e non importava quanto mi annoiassi né quanto forte puntassi i piedi.
Non c’era un bel nulla da questionare.
Se ero fortunata potevo andare nei giorni successivi, ma solo se non si lavorava e i miei mi ci potevano portare. Sennò, ciccia.
E col senno di poi ringrazio i miei genitori per questo, perché mi hanno insegnato il valore del ricordo e del rispetto delle tradizioni.
Lasciando stare il significato strettamente cattolico della festa, eh, che non sono io quella più adatta ad illustrarlo.
Sono passati diversi anni (ahimè) e tutto cambia. Dall’esperienza di amici e parenti con prole, nessuno obbliga più al giro dei cimiteri e anzi il girono del primo novembre è diventato per molti bambini solo il giorno dopo Halloween. Una festa che, come ho ribadito molte volte, non ci appartiene e che non rispecchia le nostre radici, ma che essendo molto divertente e riproposta da innumerevoli film anglofili ormai è moda.
Una moda incentivata anche dalla scuola pubblica, che coglie l’occasione per lavoretti e feste a tema. Come giustamente mi diceva una mia amica, mamma di due bimbi piccoli: “Io non glielo vorrei far festeggiare, ma a scuola son due settimane che ci lavorano… come faccio?”
Ecco, io lei la capisco. Non si può sempre combattere contro i mulini a vento, alla fine uno si stanca e porta i figli a fare “Dolcetto o scherzetto?” dai vicini che ti guardano come se fossi scema.
Non voglio giudicare, non me en frega nulla.
Solo trovo molto insulso il ripescaggio delle tradizioni altrui a discapito delle proprie, sicuramente meno divertenti ma almeno proprie. Non solo, in un paese come il nostro dove sì o no il 10% della popolazione spiccica l’inglese, Halloween viene storpiato in mille affascinante modi: fatevi un giro su Internet.
Detto questo, siamo (anoca) un paese libero e se proprio decidete di festeggiare Halloween, almeno fatelo nel modo giusto.
E attenti agli zombie!!!