Io intanto urlo, poi...

Da Elisavagnarelli @VagnarelliElisa

Di nuovo sabato. Per quanto adori questo giorno perché è il momento della settimana che mi permette di riposarmi un po’ di più, ci sono volte in cui… mi va un po’ ‘più stretto’. Lo so… lo so… ultimamente in questi Post non sono il massimo della verve, ma… pensa che ti ripensa, gira che ti rigira… con la mente vado sempre a finire su ciò che ‘non va’. Non che ci sia tantissimo di cui lamentarsi nella mia vita. Sono molto grata di tutto quello che ho e consapevole che ci sono persone che non possono dire altrettanto. Solo che… Ecco. È la presenza di questo ‘Solo che…’, che a tratti mi toglie il respiro. In una vita normale ci si dovrebbe ritrovare in difficoltà in situazioni eccezionali, come può esserlo questa mondiale carenza di lavoro e la tendenza a sospettare che non ce la faremo a rialzare la testa. Eppure, ciò che preoccupa a me va oltre l’instabilità del momento.Mi sono divertita a fare un gioco l’altro giorno ed è stato brutto costatare che bastano le dita di una mano e nemmeno tutte dell’altra per contare le persone su cui  sento di poter fare affidamento, mentre a un certo punto ho perso il conto delle volte in cui ho dovuto adoperarle entrambe per contare i momenti in cui la mia vita è stata attraversata da persone che con superficialità sono arrivate, con menefreghismo sono restate e con cattiveria se ne sono andate. Ancora più stupefacente, poi, è stato capire che alla fine dei conti… il minore dei mali è stato quello legato a un fidanzato che ad un certo punto ha deciso che le nostre strade non erano più fatte per continuare sullo stesso binario. Dirò di più… a posteriori (parlo di ragionamenti di anni fa, ormai) non solo ho condiviso, ma… ad oggi penso proprio che sia stato un modo come un altro per salvarci entrambi da qualcosa che sarebbe stato molto peggio di una fine spiacevole. Lui lo sa, io lo so e la vita – per quel che ci riguarda – procede con serenità. Sì. È tutto il resto, che non va. La fine di un rapporto può essere insita in ogni inizio. Può presentarsi, oppure no. Ma, fa parte del gioco. È qualcosa per cui, in un certo qual modo, si è preparati sin dal momento in cui si decide di prendersi per mano la prima volta. Non ero e non lo sono tutt’ora… preparata per tutto ciò che mi pare popoli il mondo in questo nuovo millennio ormai iniziato da un po’ e che – mi pare – non abbia niente in più di speciale, rispetto al vecchio.Ho provato a pensare che una convinzione del genere potesse essere data dal fatto di essere adulta ora e non prima. Ma… come mai, allora, anche gli adulti-adulti si lamentano? Non credo sia perché la lamentela sta cercando di spandersi a macchia d’olio nella speranza di diventare sport nazionale (pure mondiale, volendo)… penso piuttosto che, anche se agli orecchi di chi ascolta può apparire noioso, la ragione stia tutta dalla parte di chi afferma: la società è superficiale. Qui, sì… che ci vorrebbe un mega applauso con standing ovation!!! Invece… il più delle volte la risposta si limita ad una risatina in faccia del tipo “la scoperta dell’acqua calda!”, ad una alzata di spalle e… a un brusco cambio di argomento… “chissà cosa sta facendo il Milan-Juve-Inter-Lazio… ecc…?!?”, “Dici che questo vestito mi ingrassa?”, “I capelli sono a posto?”...Mmmm… mamma mia! Solo provare a contare le volte in cui mi è successo di imbattermi in qualcosa del genere, mi fa venire le vertigini: è ridicolo!!!Come ridicolo è il fatto di vedere prassi del genere universalmente riconosciute, adottate e accettate, semplicemente perché… così fan tutti! No. Mi dispiace… non ci sto. Pur ritenendomi una persona normalissima, con il piacere di trascorrere momenti su Facebook a cazzeggiare da un profilo all’altro e a vedere un po’ che si dice tra il popolo dei ‘facebookiani’, pur capitando di tanto in tanto su Twitter con qualche pensiero istantaneo di pochi caratteri e pur possedendo un Blog-diario… non ci sto all’idea che al di là del virtuale possa esserci niente. Altrimenti, che senso ha riempire il mondo di libri che narrano di storie più o meno possibili o più o meno vissute, che senso hanno i testi delle canzoni più belle nati da momenti di vita vera, che senso hanno i “messaggi di stato”, le condivisioni di massime che si spera non siano solo parole e quella di link? Penso di avere la risposta nel dire che: la virtualità non è meno fasulla della realtà… tutti si cerca di mostrare il meglio, tutti si cerca di apparire felici e spensierati, in molti cercano di scatenare invidia nel prossimo. Eppure… come quando ancora Facebook non esisteva, la mia mente continua a ribellarsi a queste ‘logiche’. Magari… come nella realtà, non sempre lo lascio trasparire a chi ho difronte, ma… non sto sempre bene, non ho sempre voglia di sorridere e non penso che qualcosa valga meno di una chiacchiera fatta a tu per tu, solo perché comunicato tramite Facebook o Twittato o altro. Il mondo vuole utilizzare questi mezzi anche in  politica o in religione… io dico: benissimo! Il problema, per come la vedo io, non è in questo è la base sociale che manca è il backstage del virtuale (che dovrebbe essere il reale!) che va curato. Conosco persone che non appartengono al popolo degli internauti e che si dichiarano orgogliosissimi di non farne parte. Perché? Essere su Facebook non significa mica firmare una dichiarazione di stupidità o di semi infermità mentale? Ogni strumento ha i suoi pro e i suoi contro, dipende tutto dall’uso che se ne fa. Non sarai su Facebook… ma hai una lingua in bocca e una testa pensante… dipende da ciò che dici e da come agisci. Se sei str***o, egoista, menefreghista e meschino nella realtà… importa veramente che tu non sia on-line?!? La risposta che mi verrebbe da dare a chi ho sentito dire così sarebbe: in tal caso, è solo un virus di meno che gira per il “www”. Di contro, alcuni – da che esiste questo grande mondo virtuale e questa grande mania del ‘farsi amici’ – sono diventati dei perfetti Jokermoderni. E qui bisogna allora diventare abili a capire… quale delle due facce è più vera. Sei ciò che dici di essere on-line? O sei la persona che mostri di essere in carne ed ossa? Personalmente, fino a che posso scelgo di eliminare da entrambi gli ambiti soggetti del genere. Puoi parlare, puoi scrivere, puoi fare e dire quello che vuoi… la considerazione è pari a zero… perché zero è l’attendibilità di ciò che ‘cerchi di vendere’. Ma, poi… questa gente si sentirà felice? Me lo chiedo… lo avranno capito che la vita è una sola? Che il biglietto delle giostra è uno e che non sono consentite repliche di alcun genere? Se anche vuoi considerare la vita uno spettacolo… ma… non ti conviene provare a fare in modo che almeno ne valga la pena e che sia un bello spettacolo? Sinceramente… qualche anno fa credevo di più nel potere delle buone intenzioni… non avrei mai pensato di ritrovarmi ad oggi a provare a urlare che: “Ma che siamo tutti matti?!?”. Credevo che avrei visto la gente lottare di più per la ricerca della Felicità e per ciò che è giusto. Invece… gira che ti rigira, stiamo mandando in onda un pessimo show. Ognuno nel suo piccolo e tutti insieme nella globalità di un mondo che, volendolo misurare su una scala da uno a dieci, è già tanto se sta dando 3… di tutto ciò che di bello e di buono potrebbe essere. Adesso… avete pure il permesso di chiamarmi: Illusa!!!Saluto tutti… spero che questo Post sia servito almeno a sbloccare la mente da un circolo vizioso che impedisce anche ai racconti di venire fuori… questi pensieri era da un po’ che se ne stavano da una parte, indecisi se manifestarsi o meno… ma, nella vita di tutti i giorni difendo con i denti e con le unghie ciò che penso sia nel giusto… d’impatto, avevo deciso di lasciar fuori da certe amarezze il mio mondo virtuale, ma… No! Fino a che ce la faccio, dato che lotto per rimanere una persona solare e piena di valori e di scelte in cui credere, scelgo di urlare tutto il mio schifo per ciò che non mi va. E tanto meglio se non sarò l’unica a farlo… vorrei che il mio giro di giostra sia uno di quei giri che, anche se con qualche intoppo, valgano la pena. Ed auguro a tutti voi di poter avere altrettanto… a presto! ;-) 

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