Non c’era riuscito Steve Jobs, figurati se uno come Cook, che non ha nemmeno il coraggio di presentarsi con il maglioncino nero a collo alto d’ordinanza, può riuscire a convincermi ad andare in giro con un schermo unto di ditate e lasciare a casa il mio fidato notebook.
E poco importa che il nuovo iPad sia più potente: nel nostro paese la rete mobile fa quasi più schifo di quella wired. Se non sei al centro di Milano oppure sul Frecciarossa te la puoi sognare la connettività ad alta velocità. Già è frustante con lo smartphone, che alla fine è pieno di giochini e al massimo ci installi twitter, facebook e fousquare per non fare brutta figura con gli amici, figurati con un aggeggio di cui non vedo assolutamente la reale utilità.
Ricordo ancora di essere stato, in maniera del tutto fortuita, un felice possessore di un iPod Touch di prima generazione. Sono riuscito a godermi la rivoluzione touch della nuova era Apple, ma oggi nei prodotti di Cupertino, non vedo nessuna innovazione, piuttosto una ributtante ricerca al prodotto di style che personalmente non sopporto.
Che senso ha avere in mano un prodotto che sì è stato realizzato dall’azienda che per prima lo ha commercializzato, quando gli altri li hanno superati sotto tutti i punti di vista? Per assurdo se potessi scegliere tra l’acquisto di una Ford (si quelli del modello T) e una Ferrari, voi che cosa scegliereste? Ai precursori è giusto riconoscere l’innovazione, ma da qui a legarsi al brand ce ne corre. Eppure al giorno d’oggi la forma conta molto di più che il contenuto: da qui il successo di Apple.
Personalmente guardo con interesse a progetti come Android che a parte Google è uno standard multi brand in continua evoluzione e crescita.