Magazine Diario personale

Io leggo

Creato il 03 novembre 2013 da Nonchiamatemiborgia @nonsonoBorgia
Sapete, quando non scrivo io mi dedico alla lettura. Tenete conto che adesso è appena cominciata quella triste stagione autunnale che qui, nel nord est, si traduce in un periodo umido di piogge e giornate grigie. Si crea così la tipica ambientazione da lettura, che ti spinge a metterti vicino al camino con una tazza di tè e una copertina, avviandoti a un lento ma inesorabile processo di invecchiamento precoce.In quest'ultimo periodo ho quindi rastrellato alcune librerie e ho potuto immergermi in uno dei tre mondi che preferisco, quello della lettura (gli altri sono quello della musica e, ovviamente, quello della realtà).Ho letto “Il giuoco delle perle di vetro” di H. Hesse: si tratta della storia di un giovane monaco tedesco che, nel corso della sua vita, viene a contatto con personaggi eccentrici per quanto ben inseriti nella società dell'epoca. È la storia di un ragazzo che cresce in un mondo privilegiato, fatto di saggi, di filosofia e studio, un mondo dove ogni persona, a suo modo, lo ha arricchito, trasformandolo infine in un uomo di grande rilevanza. Ciò che ho trovato interessante nel romanzo/saggio di Hesse è che la storia e la narrazione sono subordinate alla mera descrizione dei personaggi e all'espressione di concetti che, per quanto possano essere banali, molto spesso vengono dimenticati.Dal non poco pesante Hesse, ho deciso di passare a quell'allegrona di Virginia Woolf, e in particolare al suo saggio “Una stanza tutta per sè”. In poco più di cento pagine, la Woolf è riuscita a raccontate l'importanza di trovare un postoin cui una scrittrice donna possa dedicarsi alla sua passione. Per posto, la Woolf intende dire che ogni donna che desideri scrivere, deve riuscire a scovare i mezzi per poter portare avanti la sua missione. Tra le pagine di Una stanza tutta per sé, mi ha colpito il fatto che la scrittrice del primo Novecento, in qualche modo, è molto simile alla scrittrice del 2000. Intendiamoci, al giorno d'oggi la scrittrice donna ha acquisito molti diritti e molta più credibilità, ma molto spesso la nostra emotività femminile viene scambiata come un limite, e non come un vantaggio. Ho apprezzato che la Woolf, sebbene fosse una privilegiata, ha onorato il lavoro di Jane Austen, anche se ha calcato troppo le ciritche verso la Brönte.Tra i libri che ho maggiormente preferito c'è “Pastorale americana” di P. Roht: questo libro mi ha letteralmente rapita. La storia e lo stile moderno con cui viene raccontata hanno contribuito a trascinarmi dentro questo romanzo che racconta una società dualista, in cui ciò che viene ritenuto sbagliato e contro ogni morale, molto spesso si nasconde dietro le vite perfette, o meglio, dietro quelle vite aggiustate. Il protagonista è lo Svedese, il tipico bravo ragazzo che, per un'intera esistenza, ha seguito le regole dettate dalla società. Pare che lo Svedese agisca così non solo per sottostare ai dettami della buoncostume, ma perchè sia proprio il suo cuore a dirglielo: una tragedia familiare negli anni della guerra in Vietnam, però, tirerà fuori la sua natura. La storia di Pastorale americana è intrigante, ed è raccontata tramite salti temporali che ti portano avanti e indietro nel periodo narrativo: le descrizioni e i dialoghi sono onesti, concisi e forti. Roht ha pure vinto il pullitzer, e sinceramente se lo merita proprio.Mi sono poi ritrovata a comprare “L'arte di comunicare”di Cicerone, rientrando così nel mio periodo accademico. È un vademecum, puro e semplice, della comunicazione. Anche se in molti credono che questo libro sia adatto solo a coloro che desiderano lavorare nei tribunali o nel più vasto mondo della comunicazione, mi sento di dissentire, in quanto tutti parliamo, gesticoliamo o disegnamo: tutti noi, comunichiamo, e quindi se a qualcuno interessasse saperne di più, capire come porsi verso il prossimo, io consiglio questo piccolo vademecum. Non è per niente difficile, e il linguaggio non è aulico o prolisso. D'altro canto c'è da dire che se si scrive un diktat sulla comunicazione, direi che la caratteristica principale sia la facile compresione. Infine ho riletto un libro che avevo già affrontato ai tempi dell'università per un esame di letteratura: “Il buon soldato”di Ford Madox Ford. Avevo già apprezzato questo romanzo, ma stavolta me lo sono proprio goduto. È la storia di un uomo, John, che perde sua moglie, Florence, e si ritrova a ricostruire i suoi ricordi, in particolare quelli che riguardano la sua amicizia con un altra coppia: quello che ai tempi sembrava un rapporto indissolubile si scoprirà essere invece una relazione malata, affetta da corruzione e disonestà. Anche questo romanzo è caratterizzato, a mio avviso, da uno stile sublime, moderno e di impatto.
Lo so, non era mai successo che qui si parlasse di libri. Ma io amo la lettura, e quando non scrivo mi ci dedico. Non era mia intenzione fare la pseudointellettuale alla Marzullo, ma che dite, non si può sempre parlare di minghiate. In ogni caso nel mio prossimo futuro c'è un viaggio a Parigi. Qualcuno consiglia un buon libro ambientato in questa città? E mentre voi ci pensate, io vado a invecchiare precocemente davanti al camino.

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