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“Io non ci sto !”.

Da Suddegenere

“Io non ci sto !”.

foto da riotclitshave 

Ricevo per mail e condivido (anche lo sdegno) :

“”Inizio citando Nerina Garofalo “Quest’otto marzo siamo ancora qui piene di ferite” e le ferite sono tante sia nel corpo che nell’anima. Si parla sempre della grande forza delle donne, della nostra capacità di superare ogni ostacolo e rialzarci sempre dopo una caduta. A volte dietro tutto questo io vedo solo un inno alla capacità di sopportazione delle donne…”e tu donna partorirai con dolore”…e vi dico subito che io non ci sto!

In questi ultimi giorni la cronaca sia locale che nazionale è stata invasa da notizie di donne violentate, oltraggiate, abusate. In provincia di Cosenza una storia a dir poco incredibile una ragazzina di 14 anni, dall’età di 7 aveva rapporti con il cugino che all’epoca aveva 14 anni, lui ha il coraggio di parlare di “un gioco” finito quando cresciuti si sono resi conto di quello che stavano facendo. Ma lei sta male, tanto male da arrivare a confessare tutto alla madre. Eppure il gioco era finito di “comune accordo” dice il ragazzo, ma forse per lei non era un “gioco”, ma qualcosa che lascerà dei segni indelebili nella sua anima!

La donna che in caserma subisce violenza da tre “infami” in divisa, che prima l’ubriacano e poi ne abusano…a Catanzaro un’altra donna viene molestata sul posto di lavoro…la donna in ospedale che si risveglia dall’anestesia e vive l’orrore dello stupro da parte di un infermiere.

E arriviamo al personale, che per me non può non essere politico! Mercoledì scorso sono andata a Villa Serena per fare una radiografia alla spina dorsale, mentre aspettavo il mio turno ascoltavo le chiacchiere che si facevano intorno…parlavano del medico che era un tantino sgorbutico tanto che molte persone preferivano andare altrove. La cosa non mi ha preoccupato esageratamente, in fondo o pensato è solo una radiografia chi se ne frega se il medico è un “pò sgorbutico”!!! Arriva il mio turno entro, mi dice di spogliarmi ed esce, io mi tolgo il maglione sfilo il reggiseno e mi tengo la magliettina ed i pantaloni, lui rientra e mi dice che devo togliere tutto ed esce di nuovo! Resto solo con le mutandine ed i calzini a righe colorate, lui rientra suona il telefono risponde e parla tranquillamente mentre io sono lì quasi nuda con i suoi occhi addosso! Chiude il telefono e a quel punto mi dice che se voglio posso rimettere la “maglia in carne” (cito le sue parole) e allora io mi chiedo “perchè me l’hai fatta togliere” volevi dare un’occhiata, ti hanno forse spiazzato i miei calzini a righe colorate, ti aspettavi forse un bel paio di collant color carne!!! Mi metto in allerta, ed infatti la cosa non finisce qui, mi si avvicina per posizionarmi bene e per spiegarmi come dovevo respirare quando lui me lo avrebbe chiesto…la sua vicinanza troppa, esagerata, sento il suo respiro…mi irrita! Ad un certo punto sento le sue mani sul mio seno, una toccata veloce…a quel punto con voce ferma gli dico che ho capito bene cosa devo fare e come devo respirare e lui finalmente si allontana.

Non ci sono parole. Mi sono chiesta cosa avrei potuto fare per impedirlo, niente di più di quello che ho fatto! Perchè io non accetto che debba sentirmi colpevole delle mie reazioni o delle mie non/reazioni. IO NON CI STO A QUESTO GIOCO AL MASSACRO IN CUI LE DONNE SONO SEMPRE E COMUNQUE COLPEVOLI DI QUALCOSA!!!

Maria Gabriella De Luca, Terra di confine onlus”"

 


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