La vedo male, la vedo male nel senso che non la vedo proprio la mia votazione alle prossime elezioni politiche di febbraio. Ho letto da qualche parte che se non si vuole votare nessuno, si può dichiarare al presidente di seggio tale volontà e il voto, lasciato in bianco, viene comunque considerato valido. Ho paura che farò così, perché davvero non so chi scegliere. Mi fanno tutti pena, avevo per un attimo sperato che Monti se ne uscisse con qualcosa di valido, speranza vana. Non discuto alleanze, che sono prettamente di interesse e non di intenti, non scendo a questi livelli di discussione politica.
Mi limito agli intenti di ogni candidato, intenti che non mi hanno convinto. Ho paura che questa parentesi “montiana”, per certi versi dura ma per altri in grado di rimettere un pochino in sesto i nostri conti e di migliorare la reputazione del nostro paese (qualcuno mi dirà che con la reputazione non ci mangi, ma non crediate che sia così poco importante) si perda nel baratro aperto dalle prossime elezioni.
Ho paura che chiunque vincerà, combinerà solo disastri per ottenere il placet temporaneo del pubblico votante e far vedere, nel caso in cui Monti perda (opzione altamente probabile) che quello che ha fatto il precedente premier abbia solo devastato il paese.
Forse non sono l’unica in questa situazione di dubbio amletico. E allora mi chiedo, visto che le agende delle varie forze politiche non mi-ci convincono, perché non le proponiamo noi? Perché la gente deve subire le agende scelte dai politici? Loro le stilano sulla base di quello che credono giusto secondo i loro valori, ma non si confrontano con voi per sapere se vanno bene. L’unico confronto è il voto. O accetti o non voti, altri lo faranno per te quindi alla fine una di queste agende che tu non condividi, vincerà.
E mi potete rispondere alla Humphrey Bogart: “E’ l’alternanza di governo, bellezza. E tu non puoi farci niente”. Va bene, ma ormai non si parla tanto di destra e sinistra, qua si parla solo di contenuti, di quante tasse far pagare, a chi farle pagare, come rilanciare il mercato del lavoro e l’occupaizone giovanile e in generale come sostenere le piccole e medie imprese, linfa vitale dell’Italia. Questi sono i temi caldi, ai quali si possono aggiungere altri legati all’educazione, alla riforma della giustizia, alla questione immigrati, etc…
Sento gente anche molto vicina a me che ai seggi non ci andrà proprio, leggo di stime di affluenza alle urne del 40%. Ma scherziamo? Questa è democrazia??
Sui temi caldi, perchè non parla il popolo e i politici ascoltano? Perchè non la facciamo noi un’agenda e vediamo quale politico accetta la sfida? Mi direte che mettere d’accordo 60 milioni di persone non è facile, però sono sicura che sui famosi temi caldi siamo bene o male tuti d’accordo, lo sappiamo chi dovrebbe pagare più tasse e non lo fa, lo sappiamo che il mondo dei giovani è poco considerato a discapito di quello vetusto e polveroso che domina la scena in tutti i settori chiave del paese.
Ci vorrebbe una bella consultazione popolare per decidere, che ne so, due agende in cui i vari temi caldi vengono affrontati magari con linee-valori divesi. Approvate queste due agende, i politici si devono schierare a favore dell’una o dell’altra. Si devono impegnare a metterle in pratica, le devono sottoscrivere. E allora ricevono voti di conseguenza.
I politici devono imparare ad ascoltare il popolo, non viceversa.
Così io quando andrò a votare, non lascerò la scheda bianca ma eserciterò il mio diritto di scelta e sceglierò il candidato che ha abbracciato l’agenda che ritengo più valida. Ma l’agenda è stata scelta dal popolo. Questa sarebbe vera democrazia.
Votare opzioni scelte da altri non è democrazia. Io non voterò perchè nessuno mi ha convinto, perchè anche se il singolo candidato è una brava persona mi fa schifo il suo entourage che penso rovinerà quel poco di buono che vorrà fare ( e in questo caso penso pure a Bersani).
Io non ho scelta per queste elezioni. Forse per voi sarà diverso.