di Maurizio Nocera
Santiago del Cile, 8 settembre 2010
Giungo a Santiago dopo aver attraversato, nell’alto del cielo tropicale, la grande Cordigliera delle Ande, qua e là immacolata dal bianco delle nevi perenni. Si sa che nel Tropico del Capricorno, di questi tempi, si prepara a giungere la primavera, e già qualche sporadica rondine dal petto bianco saetta tra i grattacieli della capitale.
Arrivo che Santiago è molto imbandierata con i colori tipici della bandiera nazionale (bianco, rosso e azzurro con al centro la stella). Santiago si prepara a festeggiare, assieme al resto del paese, il bicentenario della nascita dello stato, che sarà il 18 settembre prossimo. Il Cile nacque appunto due secoli fa, nel 1810, in seguito ai moti d’indipendenza dell’America Latina che, tra il 1808 e il 1810, scossero l’intero continente del Sud e, in particolare, fu il movimento dei “criollos” (creoli, cioè figli degli spagnoli “conquistadores”, ma nati in Cile) che lottarono e ottennero l’indipendenza dalla Spagna. La storia ci dice che, in seguito all’iniziativa indipendentista di Simon Bolivar, l’Esercito delle Ande, comandato dal leggendario José de San Martin, composto in buona parte da schiavi liberati, attraversò la Cordigliera dall’Argentina al Cile, e qui occupò Santiago cacciando via l’amministrazione spagnola, caratterizzata ancora dalla ferocia dei “figli” di Pisarro, il conquistadores che con un pugno di uomini, armati fino ai denti con armi da fuoco, sterminò interi popoli di indios inermi e disarmati. Appunto il 18 settembre 1810, Bernardo O’Higgins, comandante in seconda dell’Esercito delle Ande, divenne il primo presidente della Repubblica cilena.
Santiago, allora, era ancora un villaggio di indios e di creoli, attraversato dal fiume Mapocho. Era stata fondata (1541) dal conquistadores Pedro de Valdivia, il quale era partito da quella che era la sua postazione armata (oggi Plaza de Armas, centro del centro storico), per dare avvio alle costruzioni edilizie. Oggi la città conta circa 5 milioni di abitanti, con un centro commerciale e amministrativo di una rara bellezza, con grattacieli e monumenti costruiti dai più grandi architetti di tutto il mondo. Il centro del centro della città è segnato da Plaza Baquedano, nota come Plaza Italia. Da qui, da questa piazza, si dirama e si distente la città.
Pablo Neruda (1904–1973)
Non molto distante dal centro, in un vicolo cieco ai piedi della Collina dedicata a San Cristobal (S. Cristofaro), poco lontano dal quartiere Bellavista, è situata la Chascona, la casa-nave di Pablo Neruda, così chiamata dal poeta in omaggio alla chioma “disordinata” dell’amata moglie Matilde Urrutia. E qui, oggi 8 settembre 2010, alle ore 19, la Fondazione Neruda presenterà il libro “Ode alla tipografia” del poeta cileno, stampato in Italia dalla più importante stamperia della tipografia pura: la Tallone di Alpignano.
A presentarla ci sarà anche Enrico Tallone, il continuatore dell’opera del padre Alberto il quale, dopo essere stato libraio antiquario a Milano, si trasferì a Parigi dove, nel 1931, sotto la direzione di Maurice Darantiere, fondò la Stamperia e la casa editrice, pubblicando i più prestigiosi classici. La singolarità delle edizioni talloniane sta tanto negli aspetti tipografici quanto sul rigore filologico dei contenuti. Tutti i libri vengono prodotti manualmente, con una tiratura al massimo di 300 copie numerate, stampati su carta libera da acidi, di altri additivi e fabbricata artigianalmente. Enrico Tallone ha mantenuto in piedi il progetto del padre che, in piena era industriale, stampò edizioni che riprendevano i modelli estetici stabiliti dai grandi maestri della tipografia mondiale, il tedesco Hans Gutenberg, e gli italiani Aldo Manuzio e Giambattista Bodoni. Sul prestigioso Catalogo editoriale della Stamperia Tallone, dal 1958 ad Alpignano (Torino), è possibile leggere i titoli delle opere dei grandi benefattori dell’umanità: dai filosofi greci presocratici fino ai poeti contemporanei, tra i quali Pablo Neruda.
Alberto Tallone fu amico e ammiratore della poesia di Neruda. Del poeta cileno stampò quasi tutte le opere poetiche, alcune delle quali anche in prima edizione, a partire dal 1963, anno in cui pubblicò la prima edizione di “Sumario. Libro dove nasce la pioggia”, il primo libro nerudiano dei cinque che compongono il “Memoriale di Isla Negra”.
E’ interessante sapere che, quando Alberto Tallone morì nel 1968, Neruda lo ricordò in un dei suoi articoli della serie “Riflessioni dopo Isla Negra”, nel quale scrive:
L’impresa stava in lui stesso, ampia e chiara, quasi fosse l’antica stamperia di Gutenberg, caratterizzata dal lavoro manuale, a dimostrazione della chiarezza della tipografia pura. Io mi sono sentito onorato e gratificato perché alcuni miei libri sono stati stampati da un maestro moderno della tipografia (…). La precisione sta nella immacolata bellezza delle sue edizioni (…). Credo che egli abbia stampato i più belli libri della nostra epoca. Tallone aveva il dono della semplicità, della poesia e della precisione degli antichi artigiani, alla quale insigne famiglia egli apparteneva.
Ecco, sul cielo notturno di Santiago del Cile, campeggia la Croce del Sud, quando ci prepariamo per questo importante convegno.