28 gennaio 2013By IL CRONISTA
Una delle frasi più ricorrenti di Monti è: “L’Italia non può fallire!” in genere seguita da un ringraziamento ai cittadini che “hanno accettato pesanti sacrifici”.
La seconda parte, quella del ringraziamento ai cittadini, è una presa in giro nei confronti di chi ha subito i sacrifici imposti, e non accettati come ruffianamente dice lui, anche perché – come sanno bene esodati e pensionati posticipati rimasti nel limbo dei senza stipendio e senza pensione, quando non direttamente nell’inferno del suicidio – i sacrifici sono stati imposti soltanto alla classe inerme della nostra società.
E fa il paio con un’altra delle sue frasi celebri: “E poi il lavoro fisso, diciamoci la verità… che noia…!” che – rivolta ai giovani e meno giovani disoccupati e agli esodati che cercano lavoro senza trovarlo – detta da uno che ha preteso il posto fisso di senatore a vita e ha anche il posto fisso a vita alla Bocconi che può rioccupare quando vuole, diciamocoi la verità, fa venire letteralmente il voltastomaco.
Ma torniamo alla frase “L’Italia non può fallire”, questa, in realtà, nel suo pensiero non può che continuare con: “… e se per non far fallire l’Italia dobbiamo sacrificare i singoli cittadini della classe più inerme, in massa… non è affar mio, io sono un tecnico, un salvatore di conti, mica di cristiani!”
Eppure nei servizi dei Tg ti fanno vedere che qualcuno gli si avvicina per strada dicendo cose tipo: “Lei è la nostra salvezza!”
Non possono essere che dei figuranti pagati che direbbero qualsiasi cosa in cambio di un piatto di lenticchie.
IL CRONISTA
Io salvo conti, mica cristiani
Nei giorni della memoria, per non dimenticare.