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“Io sono l’amore” è una cagata pazzesca

Creato il 11 agosto 2010 da Anellidifum0

Ieri sono andato al cinema a vedere un film italiano arrivato nei cinema canadesi. Si tratta di “Io sono l’amore“, di tal Luca Guadagnino. Dico subito che erano dieci anni almeno che non uscivo dalla sala prima della fine per quanto questo film non m’è piaciuto. Ciò nonostante, l’ho visto quasi tutto.

Film pretenzioso, regia da scardinare le sedie e gettarle sullo schermo. Come se non bastasse, rappresenta un’aristocrazia industriale milanese davvero odiosa. Una specie di “Il giardino dei Finzi-Contini vorrei tanto ma non posso proprio“.

Naturalmente, all’estero, presso gli iniziati al cinema, il film è molto piaciuto, ma la sala completamente vuota tranne me e altre 5 persone su 450 posti rendeva giustizia alla pellicola. A Londra e Toronto i critici vanno in brodo di giuggiole per qualunque prodotto italiano che sia astruso e difficile da capire. Allora ecco che il regista qui ti mette sempre fuori fuoco l’immagine, fa dei movimenti sbagliati (carrellate da sinistra a destra e poi di seguito da destra a sinistra sin dal primissimo fotogramma, una roba da far venire la pelle d’oca), usa la macchina da presa come fosse una steady cam solo che non lo è, fa vedere quel che non interessa (lunghissima scena di coito fra Gabbriellini e la Swinton, metaforizzata e alternata con insetto verde della campagna che sugge polline da un fiore… AAAARGGH!) e non fa vedere quel che interessa, così che “lo spettatore se lo possa immaginare” e parliamo qui della prima scena in cui i due protagonisti finiscono a letto insieme, quando insomma vederli andare oltre il bacio – chiaramente sfocatissimo e impercettibile, come piace tanto a Guadagnino – avrebbe una sua economia per la storia.

Poi il regista cerca di imitare penosamente il cinema britannico alla James Ivory di “Casa Howard”, solo che per imitare Ivory ci vuole ben altro, per non dire che trasporre le squadre di servitù in divisa, per altro di etnia italiana, nel 2009 e non nelle magioni dell’aristocrazia inglese o italiana di fine Settecento, sembra un attimo azzardato.

Chiaro, le critiche qui in Canada sono molto alte. Non mi è difficile immaginare che a Londra pure lo siano state. Ma se vi capita andatelo a vedere, poi paragonatelo, chessò, non vi dico con Almodovar o qualunque altro regista europeo apprezzato nel mondo, ma anche con un Lars von Trier. Ecco, non vi ho detto un nome facile: fate il paragone con von Trier o Vittorio De Sica, e poi ne riparliamo.


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