Recensione di Fulvia
Un ragazzo sbandato finisce in una comunità di prima accoglienza a Londra.
Vive per strada, ha fatto a botte con qualcuno, c’è chi lo cerca per fargliela pagare. Agli educatori non vuole svelare la sua identità, e si ostina a dichiarare di non essere nessuno. Una versione che chiaramente non convince. -Tutti sono qualcuno – ribattono gli educatori. Ma dalla sua bocca non esce alcun nome.
Il tutto raccontato in prima persona con un linguaggio asciutto, duro. Poche pagine e la svolta della storia: il destino offre al ragazzo la possibilità di essere davvero qualcuno. Una foto segnaletica, un quattordicenne scomparso due anni prima, con il volto identico al suo.
La tentazione è forte: c’è una famiglia che cerca quel ragazzo, c’è amore da qualche parte e fratelli e sorelle, una casa, tutto quello che il ragazzo senza nome non ha mai avuto.
Alle domande incalzanti degli educatori capitola e dichiara di essere quel ragazzo, Cassiel Roadnight.
Il primo contatto con la sua nuova vita è la telefonata della sorella, Edie. Il finto Cassiel ha paura di tradirsi, parla poco, anche quando la sorella viene a prenderlo dopo un viaggio in auto di quattro ore risponde a monosillabi. Lacrime di commozione e di rabbia inondano il viso della ragazza. Ancora lacrime accompagnate da infinita dolcezza in sua madre Helen, che lo abbraccia cullandolo come qualcosa di prezioso che si era creduto perso per sempre.
Da un momento all’altro si aspetta di essere smascherato: perché una somiglianza fisica non può compensare il furto di un’identità. Edie riconosce che il nuovo Cassiel è diverso, è persino più gentile e simpatico, ma attribuisce il cambiamento di carattere alle traversie che deve aver subito il fratello in quei due misteriosi anni di assenza.
Nessuno lo incalza con domande sul suo passato, sul perché due anni prima, la notte dei fuochi, la festa tradizionale della cittadina in cui vivono, ha fatto perdere le sue tracce.
C’è anche un fratello maggiore, Frank, quello che mantiene la famiglia, quello coi soldi, che ostenta sicurezza e un atteggiamento protettivo nei confronti del fratellino.
Eppure le cose non vanno così bene in quella famiglia: la madre fa uso di farmaci e alcol, Edie ha rinunciato alle sue aspirazioni per rimanere lì ad aspettarlo, Frank in passato aveva litigato pesantemente con Cassiel.
Soffocato dalla sua menzogna il ragazzo non riesce a godere della famiglia che aveva tanto desiderato e con la mente torna al suo passato che si svela pian piano. Un nonno alcolizzato che non lo faceva andare a scuola ma che gli permetteva di muoversi in autonomia, il suoi libri, il suo struggente affetto ma nessuna sui suoi genitori. Nessun cognome, solo un nomignolo, Chap. Poi anche quel legame si era interrotto in modo traumatico, lasciandolo davvero solo, arrabbiato, sballottato da una comunità all’altra fino alla scelta della strada. Infine un nuovo incontro, un ragazzo che conosceva Cassiel e che comincia a rivelargli pezzi di una verità sconvolgente…
Si legge tutto d’un fiato questo romanzo breve ma intenso in cui i pezzi di un puzzle molto complesso si ricompongono uno dopo l’altro. Una scrittura incisiva, lucida, che ci restituisce dei personaggi autentici. Siamo con Chap, tifiamo per lui, anche se sappiamo che la sua messa in scena non può durare per sempre. Ma speriamo che alla fine tutti siano felici, anche se non riusciamo a immaginare come. E se anche qualche tenue indizio ci viene offerto lungo le pagine rimaniamo sorpresi dal colpo di scena che da un lato ci intristisce dall’altro ci risolleva.
Il romanzo convince di più nella sua dimensione introspettiva che in quella in cui entra in scena l’azione. È una nota stonata la manovra finanziaria troppo complessa (codici di banca, trasferimento di conti) messa in atto dai due amici, francamente poco alla portata di quattordicenni e sedicenni.
L’autrice, l’inglese Jenny Valentine, classe 1970, è arrivata con questo romanzo in finale per la Carnegie Medal, il premio più significativo per la letteratura per ragazzi inglese. Di suo è uscito in Italia nel 2008 edito da Rizzoli, il suo romanzo d’esordio, La signora nella scatola, con cui aveva vinto il Guardian Children’s Fiction Prize
(età consigliata: dai 14 anni)