Io sono vivo.
So ciò di cui ho fatto esperienza. E qualcosa che ho appreso da lontano, come cose risapute, cose noiose, che difficlmente mi hanno fatto crescere. So ciò che ho trascinato qui con me, è per questo che mi tengo tutto vicino.
Tengo tutto per me. Per questo, non per aprirmi, dico io. Io non mi aprirei affatto. Ma poiché un blog è una declinazione dell'io, e Das Kabarett non fa eccezione, tanto vale che da questo blog io continui a imparare.
A cucinare, a fare fotografie, a stirare, a passare la scopa, a guardarti negli occhi, porto tutto con me, porto tutto di te e non perdo uno sguardo. Non ne sono avaro, ma ne sono ingordo, sono ingordo di vita.
Quand'ero più giovane, volevo la conoscenza come in Matrix, "caricami queste informazioni, queste abilità, queste cose". Ora non me lo sognerei mai, non voglio sapere senza capire, non voglio voglio sapere per principio, e vadano affanculo i principi, se sono i limiti del mio sapere e del mio vivere.
Ciò in cui differisco da un sapiente, non è il sapere, ma l'apprendere; non l'avere, ma lo scommettere, il sapersi mettere in gioco e superarsi: è così che riconosci un uomo, dal mettersi alla prova con i suoi principi e con le sue incapacità, magari con qualche mezzo tutto suo.
E io sono un uomo.