La ciliegina sulla torta di questo bel viaggio. Mi sarebbe spiaciuto partire senza incontrarlo e parlare un po' con lui. Così l'ho cercato tutta la giornata, sin dalla mattina presto, in giro per il villaggio alla guida del passeggino con la bambina dal nome corto che era sveglia prestissimo e rompeva i timpani con le sue urla. Lo becco finalmente alla fine del pomeriggio. Scendo dalla macchina e ci salutiamo affettuosamente. Osservandolo, il suo aspetto esteriore corrisponde in pieno allo stereotipo dell'estremista islamico che abbiamo da noi in occidente: ha la barba un po' più lunga di due anni fa, il solito zuccotto bianco in testa, e la djellaba bianca e lunga che gli copre parte dei pantaloni. I suoi occhi sono sempre accesi, furbi, guizzanti. E' davvero un peccato non poterlo fotografare, mi costa un po' rispettare la sua volontà. Così, per sdrammatizzare la cosa, ci scherziamo su più volte nella mezz'ora che passiamo insieme. Gli propongo di accompagnarmi a fare un giro in macchina nella campagna al tramonto. Prima di tutto ci aggiorniamo sulle rispettive famiglie, è un rito che qui contraddistingue l'inizio di ogni conversazione. Poi provo a fargli qualche domanda.
- Allora, adesso è più tranquilla la situazione? (fino a prima della rivoluzione la polizia lo teneva sotto stretto controllo, perquisendo frequentemente casa sua, tenendolo sotto pressione costante, impedendogli di lavorare, minacciando chi gli dava anche solo un lavoretto, sequestrandogli libri, portandolo in caserma per interrogarlo, e via discorrendo. Non gli ho mai chiesto se lo picchiassero, ma non me ne stupirei)
- Cosa pensi della rivoluzione tunisina?
- Ti riferisci a Mohamed Bouazizi?
- Però quando c'è un regime che condiziona la giustizia, è normale che la gente non si fidi...
- Cosa pensi dei salafiti che stanno creando dei problemi in Tunisia in questo momento?
- Però facendo così fanno il gioco di chi, in occidente, dice che invece l'Islam è proprio quello: violenza, oscurantismo, intolleranza per chi la pensa diversamente. Sono anni che noi veniamo bombardati da questo messaggio.
- Cosa significa “amdullah”? Lo dici spesso.
Poi cambia discorso, mi prende la mano e ci mette sopra dell'essenza di profumo che produce lui stesso. Ha fatto molti studi in Francia in questo campo. Mi parla a lungo di rimedi naturali, della loro scientificità; mi parla di un misterioso aceto che verrebbe prodotto in Italia, con enormi poteri di guarigione di varie gravi malattie (“costa 40 milioni di € alla bottiglia, lo usano solo per i potenti della terra, proprio a causa del prezzo”). Parliamo dell'importanza che i bambini possano vedere che ci sono altri modi di vivere, gli dico che Blanca sta iniziando ad osservare e fare domande. Condividiamo l'idea che questo è importante per evitare di pensare che la cultura in cui cresciamo sia l'unica, o la migliore, mentre si può prendere il buono da ognuna. Mi parla dell'oro che secondo lui è sepolto nel sottosuolo della Tunisia sin dai tempi dei Romani, in posti vicini alle montagne dove non è permesso andare. Sono un po' perplesso su alcune cose, ma stare con lui è molto piacevole, una questione di pelle, come si dice.
Ad un certo punto ci fermiamo perchè ho visto una foto da fare, c'è un uomo in un campo con l'aratro ed il suo cavallo; siamo in piena campagna, non c'è nessuno intorno, solo campi, una bella luce ed un cielo grande. Gli dico: “guarda che bella luce, non c'è nessuno, sarebbe una bellissima foto se te la facessi ora!”. Ci facciamo una risata, pacche sulle spalle, e ripartiamo verso il villaggio.
P.S.: avevo già scritto su di lui nel 2010, per leggere clicca QUI