(Je suis vivant et vous etes mort di Emmanuel Carrère, 1993)
Un viaggio nella mente (malata aggiungerei) di Philip K. Dick, come recita il sottotitolo. Per chi ama gli scritti di uno dei più noti autori di fantascienza questa lettura, se non indispensabile, risulta quasi obbligata. Attraverso la storia narrata da Carrère si aprono squarci di (in)comprensione su alcune delle opere di Dick, soprattutto sulla loro gestazione e sui meccanismi mentali atipici che portarono lo scrittore di Chicago a inventare e portare su carta molte di quelle situazioni in anticipo sui tempi che ancora oggi noi lettori moderni tanto ammiriamo.
Per apprezzare questa biografia non è strettamente necessario essere fan del suo protagonista, tanto è affascinante e incredibile la progressiva caduta nell'instabilità e nella paranoia lucida di Philip Dick. Chiunque può essere conquistato da una vita vissuta fuori dagli schemi in maniera tutto sommato involontaria. Infatti, per sua natura, Dick non sembra essere un esuberante o un eccentrico, anzi, ma chissà quali traumi o quali tare hanno portato il bambino Dick a divenire un adulto convinto di essere spiato e perseguitato dalla C.I.A. o vittima addirittura di chissà quali complotti comunisti (lui che per gli ambienti vicini alla sinistra nutriva simpatia tanto da viverci a stretto contatto negli anni delle proteste dei '60).
Forse la morte alla nascita della sorella gemella Jane, forse lo spavento che il padre fece prendere a un Dick ancora bambino indossando una terrificante maschera anti-gas, fatto sta che per un motivo o per l'altro, pur rimanendo sempre lucido, l'equilibrio dell'autore partì pian piano per la tangente.
Carrère illustra in maniera avvincente il rapporto dell'autore con le donne della sua vita, dalla madre condiscendente a ogni forma di attività artistica e via via esplorando i periodi della vita di Dick e i legami con le sue diverse mogli (si sposò ben cinque volte). Le donne, le strane fissazioni dell'autore, i figli, la religione e tutte le strane intuizioni e convinzioni sull'esistenza di realtà altre dalla nostra si riflettono in maniera a volte chiara, a volte meno, su alcuni degli scritti più celebri di Dick. La lettura di questo libro, oltre a essere decisamente appassionante, fornisce chiavi di lettura importanti per rigustare diverse opere dell'autore in maniera diversa.
In fondo parliamo di un autore che, con piena convinzione, in occasione di discorsi pubblici dichiarava cose come questa: "Sono sicuro che voi non mi credete, e non credete nemmeno che credo a ciò che dico. Eppure è vero. Siete liberi di credermi o di non credermi, ma credete almeno a questo: non sto scherzando. È una cosa molto seria, molto importante. Dovete capire che, anche per me, dichiarare una cosa simile è stupefacente.Un sacco di gente sostiene di ricordarsi delle vite antecedenti; io sostengo, invece, di ricordarmi di un'altra vita presente. Non sono a conoscenza di simili dichiarazioni, ma sospetto che la mia esperienza non sia unica. Ciò che è unico, forse, è il desiderio di parlarne".
Come si può non amare e non avere immensa stima di un personaggio di questa risma?
Quando si dice una biografia appassionante come un romanzo, tra opere, passioni, relazioni ma soprattutto paranoie e intuizioni del grande (anche fisicamente) Philip Kindred Dick. Da recuperare.