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“io sottraggo. la triangolazione cibo-corpo-peso”

Creato il 27 maggio 2015 da Roberto Milani
 "IO SOTTRAGGO. La triangolazione cibo-corpo-peso"
dopo la tappa Veneziana in concomitanza con l'apertura della 56a Biennale - arriva a SASSUOLO (MO) per la 13^ tappa. 
Con il Patrocinio del Comune di Sassuolo, presso i Magazzini Criminali | Paggeria Arte
in Piazzale della Rosa, di fronte al Palazzo Ducale.
Sabato 30 maggio - ore 19,00
Un evento a cura di Carlo Alberto Zini

“IO SOTTRAGGO. LA TRIANGOLAZIONE CIBO-CORPO-PESO”
Performance Confessional sulla patologia anoressico-bulimica di Giovanna Lacedra
“IO SOTTRAGGO. LA TRIANGOLAZIONE CIBO-CORPO-PESO” Foto di Massimo Prizzon
COMUNICATO STAMPA:
4 Luglio 2005 “Lasciarsi morire di fame. Sottrarsi al mondo. Farlo con coscienza. Sceglierlo, ogni giorno, con vocazione. Oggi: 475 Kilocalorie.”
Trasformare in arte la patologia. Fare in modo che il corpo – per anni ostaggio di rituali ossessivi, per anni contenitore di vuoti affettivi, di assenze e di mancanze –, diventi racconto espressivo di una tra le più paradossali malattie: il disturbo anoressico-bulimico.
Mangiare niente come mangiare tutto. Svuotarsi come ingombrarsi.
Mettere dentro il mondo intero, o il mondo intero rifiutare. Sbranare pulsionalmente l’amore che non si ha o scegliere stoicamente la rinuncia. Controllare il corpo per illudersi di controllare la vita intera. Operare calcoli minuziosi, e istituire una vera e propria aritmetica del desiderio. Sottrarsi chili per sottrarsi ai desideri. Scarnificarsi per rendersi visibili. E tutto questo per sopravvivere ad altro.
Donne che si sfondano di cibo e vomitano infilandosi due dita in gola, al fine di espiare una colpa che si radica molto più in là di una folle orgia alimentare. Donne che si sfondano di cibo e non vomitano, creando – con un corpo in dilatazione – barriere con le quali difendersi dal mondo e da una dimensione dell'affettività, che genera in loro inadeguatezza e panico. Donne che non mangiano per dimostrare a se stesse e al mondo che le terrorizza, quale alto dominio siano capaci di esercitare su sé stesse e sui propri appetiti. Autocontrollo, perdita patologica di controllo. Dispercezione, devastazione, perfezionismo e inibizione. Donne che si riempiono di cibo. Donne che si svuotano di sé. Perché il dolore che le fa agire è in verità un dolore profondissimo. Che a volte neppure loro conoscono.
Al di là della fame e della sua negazione, esiste un’altra fame. Più feroce, più legittima, più importante. Una fame del cuore. Che ha il diritto di essere ascoltata.
Il corpo di un’anoressica-bulimica, è un corpo rotto.
È corpo-contenitore di vuoti e di parole.Troppi vuoti e troppe parole. Tutto nasce da una frattura nella relazione, da una crepa tellurica nella comunicazione. Digiunare e divorare sono prese di posizione estreme. Punizioni. Penitenze. Il corpo si trasforma in una conca sgombra o una pattumiera. E il cibo-non-cibo diventa il solo strumento capace di mettere a tacere ciò che si agita dentro. L’anoressia è una fame infinita, tenuta in catene. La bulimia è invece, una legione di appetiti che sconfina. Attacca la roccaforte dell’ipercontrollo, l’abbatte, e disintegra ogni impalcatura scenica. Cibo negato. Cibo abusato. Cibo-veleno. Cibo-eroina. Cibo non-più-cibo. È la paura che ci allontana dal cibo. È la paura che ci spinge verso il cibo. È la paura di quel vuoto d’amore che ci impone di dilatarlo, per abituarci ad esso. Anoressia, Bulimia, Binge Eating e Obesità sono espedienti autodistruttivi, ricercati per sopravvivere a tutto il resto. Per tentare di governare il vuoto. Per provare a non sprofondare. Presto però diventano vere e proprie dipendenze. Fino a trasformarsi in mortali patologie.
IO SOTTRAGGO è un grido contro il silenzio di chi non sa e non vuole vedere, di chi ignora e superficializza. Di chi sceglie di non capire. IO SOTTRAGGO vi costringe a guardare nel perimetro triangolare di questa verità.IO SOTTRAGGO è un atto di coraggio che mira a combattere la vergogna e l’omertà. In nome di una verità che vive rovesciata dall’altra parte dello specchio.
(testo di Giovanna Lacedra)

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