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Io ti troverò

Creato il 02 ottobre 2012 da Misterjamesford
Io ti troveròAutore: Shane Stevens Origine: USAAnno: 1979Editore: Fazi
La trama (con parole mie): Thomas Bishop nasce alla fine degli anni quaranta da una gravidanza causata dallo stupro di una giovane donna il cui odio verso il genere maschile era già da tempo esploso. 
Dopo un'infanzia vissuta subendo abusi dalla madre, all'età di dieci anni il piccolo uccide la genitrice e viene internato in un istituto di igiene mentale, tra le mura del quale è destinato a rimanere fino ai venticinque.
Quando l'arrivo di un nuovo paziente alimenta le sue speranze di fuga e la convinzione di essere il figlio dello stupratore seriale Caryl Chessman si fa più radicata, Bishop mette in atto un piano che lo porterà a percorrere le strade degli Stati Uniti dalla California fino a New York, seminando il panico in tutta la nazione e mietendo una vittima dietro l'altra, in accordo alla folle crociata che intende intraprendere contro le donne, veri e propri demoni dai quali si è incaricato di liberare il mondo.
Attorno alla sua vicenda si incrociano le storie e le carriere di politici, poliziotti, criminologi, investigatori e del reporter d'assalto Adam Kenton: nessuno di loro, quando la polvere si sarà posata, sarà più lo stesso.Io ti troverò
Esistono libri - come esistono film, del resto - talmente potenti e scomodi da essere in qualche modo ed inspiegabilmente dimenticati dal grande pubblico, quasi avessero varcato un confine che da cult renda di fatto maledetti senza neppure prenderne coscienza: Io ti troverò, romanzo del misterioso autore che si cela dietro lo pseudonimo di Shane Stevens, ormai da decenni sparito dai radar della letteratura e non solo - pare abbia deciso di svanire agli inizi degli anni ottanta -, è un esempio perfetto della categoria.
Titolo di riferimento di autori come Ellroy o King - si dice che l'ispirazione per La metà oscura venne proprio dal personaggio di Stevens -, quest'opera titanica ed agghiacciante è senza dubbio uno dei ritratti più spaventosi mai scritti della psicologia criminale, in particolare quella del serial killer, pur rimanendo in un ambito di fiction - anche se non mancano i riferimenti reali, come l'utilizzo della figura di Caryl Chessman, divenuto celebre come "Il bandito della luce rossa", stupratore seriale attivo negli anni quaranta e giustiziato nel 1960 a San Quentin -: Thomas Bishop, spietato "cacciatore di demoni" continuamente celato da nuove identità nel corso della sua peregrinazione attraverso gli USA con la missione di sterminare tutte le donne del mondo, è riuscito nell'arduo compito di ricordare al sottoscritto il più grande serial killer che la letteratura abbia mai concepito, il Jean-Baptiste Grenouille del Capolavoro di Patrick Suskind Il profumo.
La prosa ed il piglio di Stevens, però, non sono lirici e maestosi come quelli che guidarono la mano dell'autore tedesco, quanto più legati all'immaginario di rottura che mosse molte correnti narrative negli States dello scandalo Watergate, del Vietnam e degli anni delle contestazioni - Zodiac e Tutti gli uomini del presidente sono stati davanti ai miei occhi durante la lettura almeno quanto Il silenzio degli innocenti e Manhunter -, chirurgici ed estremamente crudi - spesso i resoconti degli omicidi di Bishop sono corredati da dettagli che, ora come ora, creerebbero immediatamente scandalo e clamore attorno ad una proposta di questo tipo distribuita da una qualsiasi major -, nonchè concentrati su decine di personaggi e sulle vicende che la scia di sangue lasciata da Bishop finisce per scatenare anche a sua insaputa.
In questo senso, il respiro di Io ti troverò si estende come un orizzonte addirittura troppo ampio, con linee narrative che paiono perdersi ed altre che finiscono per assumere dimensioni molto maggiori di quanto non ci si sarebbe aspettato, dipingendo un affresco che, pur differente nel contesto e forse meno coeso nella sua "presenza", è riuscito a ricordarmi quello del Capolavoro di Don Winslow Il potere del cane, uno dei dieci romanzi fordiani della vita.
Ma mettendo da parte l'aspetto tecnico ed i riferimenti indotti dal testo di Stevens, resterebbe davvero moltissimo da dire a proposito della componente emotiva del ritratto che lo scrittore fornisce rispetto al suo protagonista Thomas Bishop, nella prima parte di fatto narrando la sua scoperta del mondo che fino ai venticinque anni ha potuto conoscere solo ed esclusivamente dalla televisione e dalla radio e nella seconda grazie all'indagine giornalistica di Adam Kenton, suo antagonista principale nonchè specchio "sano" rispetto alla devozione per la propria causa: perchè così come Bishop è consacrato alla sua missione di distruttore di vite e di "demoni", così Kenton lo è per il giornalismo e la verità venuta a galla grazie alle indagini di professionisti come lui, riferendosi agli eventi reali del Watergate che portarono alle dimissioni di Nixon così come a storie solamente letterarie come quella del senatore Stoner, che cavalcando l'onda del terrore seminato dal killer che si crede figlio di Chessman trova una via per giungere sulle prime pagine dei quotidiani nazionali garantendosi un futuro al Congresso - e, chissà, forse anche alla Presidenza - grazie alla sua posizione sulla pena di morte.
Proprio la pena capitale diviene uno dei punti focali del romanzo, mettendo il lettore a confronto con i concetti di Giustizia e di Vendetta di fronte all'orrore provocato dalle macabre gesta dell'assassino almeno quanto quelli di sanità e malattia mentale in grado di rendere lo stesso Bishop ad un tempo lupo ed agnello: cosa sarebbe accaduto se il piccolo Thomas non fosse stato allevato subendo l'odio ed i maltrattamenti estremi della madre? La sua crociata contro le donne e gli orribili delitti che il personaggio compie nella maggior parte delle quasi ottocento pagine del libro sono un'espressione della sua malattia o il segno di una crudeltà senza ritorno, di un Male assoluto che va oltre il disagio mentale?
Saremmo in grado noi, all'interno di vicende di questa portata, di rimanere lucidi ed affidarci ad alti concetti legislativi, o non vorremmo altro che mettere le mani al collo del mostro, e porre fine alla sua esistenza?
E questo stesso atto sarebbe espressione di pietà, o una vittoria contro qualcosa che non dovrebbe appartenere al nostro mondo?
Il confronto tra Kenton e Bishop, da questo punto di vista, è una vera e propria bomba pronta ad esplodere nel cuore dello spettatore.
Una mano che stringe la mano che strinse un coltello la cui lama pose fine a decine e decine di vite.
Quale sarà la scelta di quella mano?
Sarà la mano della Giustizia? Quella di un mostro? Quella di un uomo? O di un bambino?
Sarà aperta o chiusa?
La risposta l'abbiamo dentro.
Ma non è detto che sia facile o confortante scoprirla.
MrFord
"Everybody hates me now, so fuck it
blood's on my face and my hands, and i
don't know why im not afraid to cry
but thats none of your business
whose life is it? Get it? See it? Feel it? Eat it?
spin it around so i can spit in its face
I wanna leave without a trace
cuz i dont wanna die in this place."
Slipknot - "People=shit" -

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