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Sat, 22 Mar 2014 20:42:04 GMT
Sat, 22 Mar 2014 20:42:04 GMT
Giorgio Faletti
”Anche in questo siamo uguali.
L’unica cosa che ci fa differenti è che tu, quando hai finito di parlare con loro, hai la possibilità di sentirti stanco.
Puoi andare a casa e spegnere la tua mente e ogni sua malattia.
Io no.
Io di notte non posso dormire, perché il mio male non riposa mai.
E allora tu che cosa fai, di notte, per curare il tuo male?
Io uccido…”
Basterebbe solo questa inquietante frase a dimostrare che ci troviamo di fronte ad uno psico-thriller ITALIANO geniale, seppur rappresenti l’esordio di Giorgio Faletti, e seppur siano evidenti certi richiami ai thriller americani (in particolare lo scrittore Deaver).
Principato di Monaco, Jean-Loup Verdier è un affermato dj di Radio Monte Carlo. Ricco, soddisfatto del proprio lavoro e della propria vita serena. Ma la tranquillità non dura in eterno. Ogni cambiamento ci colpisce, quando non siamo pronti a riceverlo.
Tutto cambia durante la diretta del suo programma radiofonico. Un uomo, che dice di chiamarsi Uno e Nessuno, dichiara pubblicamente la sua intenzione di uccidere per curare il proprio male. Inizialmente sorpreso dalla strana telefonata, Jean-Loup chiude la questione considerandola uno stupido scherzo.
Ma, molto presto, Jean-Loup, si ritroverà davanti una realtà inaspettata. Una serie di omicidi che nulla hanno a che vedere con quello che, all’apparenza, sembrava solo il gioco di una persona forse annoiata dalla propria quotidianità.
I primi a morire saranno un pilota di formula uno e la sua fidanzata, trovati uccisi e orribilmente sfigurati. L’incubo diventa realtà. Una realtà che porta con se un solo e unico indizio. Due parole scritte con il sangue, due parole che si immergono nella testa del dj…Io Uccido…
Quello che è il primo romanzo, la prima creatura, le prime pagine e parole, scritte da Giorgio Faletti, diventano un incredibile e controverso caso letterario. Come per quelle persone che, quando le incontriamo per la prima volta, abbiamo un categorico rifiuto, anche io ho avuto i miei dubbi su quello che, con grande sorpresa, si presenta come un thriller ben scritto, avvincente, emozionante, forte, pronto a trascinarti fino a quelle ultime parole, fino a quell’atto finale che porta con se sgomento e sorpresa.
Mentre le pagine e le parole continuano a scorrere, incontriamo lui. Frank Ottobre, un agente dell’FBI in congedo temporaneo. Un uomo che conosce il dolore, un uomo i cui occhi sono ormai spenti, un uomo che, forse, non sarà più in grado di respirare, esistere, senza sentire quella fitta lancinante che appare non appena i suoi occhi si aprono al mattino. Frank è un uomo che affronta il suicidio della moglie e che, senza volerlo, senza trovarne ragione, sarà pronto a tornare a vivere.
E così gli omicidi si susseguono. Frank e Nicolas Hulot, commissario incaricato di occuparsi del caso, sembrano sentire solo l’umiliazione per non essere in grado di trovare quest’uomo la cui identità sembra non trovare risposta, riscontro, un riconoscimento.
“Io uccido”( più di quattro milioni di copie vendute) è un libro coinvolgente, dettagliato, suggestivo, ricco di suspence, che non ha nulla da invidiare ai thriller americani che riempiono gli scaffali nostrani; ci mette in contatto con la parte più oscura di noi, noi essere umani che lottiamo contro i nostri stessi demoni, contro le sofferenze quotidiane e la banalità del male. Suona strano per un thriller ma è anche una profonda riflessione sull’amore da un “altro” punto di vista..
Ho iniziato a leggere questo romanzo in una notte senza luna. Mi sono ritrovata con una lampada accesa accanto fino al mattino successivo, senza riuscire a staccarmi da quelle immagine che prendevano forma nella mia mente attraverso le parole di Faletti.
Caso letterario? Un cantante-attore-comico pronto ad avere successo solo grazie al suo nome? No. “Io uccido (titolo accattivante, perché il successo si gioca anche sulla pubblicità) rapisce e trascina dalla prima all’ultima parola.
Quell’uomo che non riesce a placare il proprio dolore, quell’uomo che non può fare altro che privare ogni essere umano della propria esistenza. Di cosa ha realmente bisogno? Riempire spazi vuoti? Colmare assenze-presenze, che portano un dolore senza fine? Perchè? Perchè proprio loro? Cosa mi sfugge? Rileggo una pagina, poi un’altra ancora. Torno indietro, forse mi è sfuggito un passaggio. Forse la soluzione è lì. Forse non riesco a vedere… Forse ci siamo… Ancora un colpo, attesa, ansia, paura… Io uccido…
“Per chi ci ha messo il cuore e altrettanto cuore non ha trovato, per chi si è sbagliato e ci ha messo troppo sale, per chi non avrà pace finché non riuscirà a scoprire in quale maledetto barattolo hanno nascosto lo zucchero, per chi rischia di annegare nella piccola alluvione delle sue lacrime. Siamo qui con voi e, nonostante tutto, come voi siamo vivi.”