(c) 2016 weast productions
Io vi chiedo se sapete che cos’è la guerra. Ve lo chiedo prima che decidiate di schierare l’esercito. E ancora prima. Prima che vi mettiate nella bocca la parola: soldati.
Ve lo chiedo per evitare che vi soffochi, questa parola, e vi tolga il respiro.
Anzi: io vi chiedo di schierare i soldati. Ve lo chiedo. Affinché vi proteggano dall’odio. Chiedo che unità armate fino ai denti circondino le vostre abitazioni e addirittura vi entrino in casa, e che sia persino incaricato un caporale di trascorrere la notte insieme a voi. Le notti insieme a voi. Con le dovute distanze, si capisce, ma che non siano metri. Che non siano metri. Centimetri, andrebbero bene, questi, capaci di trasformare i vostri incubi in sonni tranquilli.
Io vi chiedo se sapete che cos’è la guerra. E che cosa produce. E che cosa fa dell’essere umano.
Che cosa fa?
Io vi chiedo che ci sia lo spazio per ragionare, prima di mettere il colpo in canna o lo stivale sul confine.
Io vi chiedo se sapete che cos’è la guerra, prima di spruzzare paura e forse anche odio (che è il figlio della paura) ovunque, tutt’attorno.
Vi chiedo di pensare con la vostra testa. Perché gli eserciti schierati – oppure soltanto l’intenzione di schierarli – paralizzano il pensiero, lo schiacciano come una sigaretta sotto la suola di una scarpa.
Vi chiedo e vi richiedo di non nascondervi di fronte alla domanda: e se succedesse a noi, un giorno?
Vi chiedo di non mettere paura alla gente.
Vi chiedo di andarla a vedere una guerra. Vedere chi c’è, dentro a una guerra.
Vi chiedo il coraggio. Il coraggio di partire, anche soltanto per una settimana, in guerra.
Per vedere che cosa produce: di brutto e di buono.
Vi chiedo di andarla a vivere (se desiderate, anche con me) una guerra.
Dopo – e soltanto dopo – riconoscerò il vostro diritto a produrre scenari di fronte ai quali non potrò, tuttavia, fare altro che scuotere il capo e sorridere. Di desolata tristezza.
Vi chiedo di guardarla, la guerra. Di starci. Dentro. Prima di parlarne. E prima di schierare l’esercito.
Vi chiedo di dare prova di coraggio, prima di avere paura.