Maria Perosino, storica dell’arte, viaggiatrice in solitaria, ed io, non condividiamo lo stesso lessico; lei chiama avventure nel mondo quelle che io chiamo viaggi, e chiama viaggi quelle che io chiamo gite fuoriporta. Non abbiamo le stesse abitudini alimentari: lei è una gourmet (o una gourmand?) che ovunque si trovi va a caccia delle migliori chicche della ristorazione locale; io non so nemmeno la differenza tra gourmet o gourmand, e in viaggio mi nutro di street food, preferibilmente consumato in piedi. Non abbiamo nemmeno lo stesso budget; lei archivia come fricchettone da viaggio chi sceglie un volo low cost, mentre io sto valutando l’opzione di raggiungere Berlino in autobus; lei soggiorna in hotel a tre stelle a Roma o Venezia; io…che te lo dico a fare?
Quindi in teoria il suo libro Io viaggio da sola non avrebbe dovuto offrirmi particolari spunti. Invece è stata una lettura stimolante e divertente.
Ogni donna che si appresta a viaggio da sola (e ogni donna dovrebbe farlo, almeno una volta nella vita) troverebbe utile questo che definirei un … manuale-sentimentale. Vi si trovano consigli su come scegliere il ristorante, evitare di farsi dare il tavolo peggiore, farsi aiutare con le valigie, scegliere i treni; ma soprattutto è una collezione di storie per imparare a farsi compagnia da sole, fare amicizia con il mondo, fare shopping alla bottega dell’autostima.
Un reportage di viaggi fisici ma anche viaggi emotivi, durante i quali conoscere nuovi luoghi e nuovi angoli di se stesse. E sul ritmo che un viaggio dovrebbe avere, arriva anche l’affinità tra me e l’autrice: bisogna essere lente, se serve anche pigre, curiose, attente ai particolari, non seguire la massa, non avere dogmi, essere se stesse anche a millemila chilometri da casa. “perché se si lascia alle cose il tempo di entrare a far parte della nostra vita, cioè se ci lasciamo assorbire, quello che ci si porta a casa alla fine non sono souvenir ma pezzi di viaggio. (…) Dunque prendetevi tutto il tempo che vi serve, certe che ad essere pigre non siete voi, ma pigro è quel signore che incrociate. Che va di fretta e ha un navigatore in mano, che ha visto tutte e sette le chiese, ma quello che ha visto se lo ricorderà solo la sua macchina fotografica perché lui, di vero e davvero, non ha visto nulla”.
In omaggio a questo libro ho deciso che nel mio prossimo viaggio farò una nuova esperienza, un piccolo passo per l’umanità femminile che viaggia da sola ma un passo enorme per me: andrò a mangiare al ristorante. Lo sceglierò con cura, mi siederò al tavolo, senza telefono, giornali, libri, “protezioni” varie, e mi gusterò un vero pasto, finché non sarò sazia ed emancipata. E magari pure l’aperitivo, perché “una donna che prende un aperitivo da sola, e lo fa con disinvoltura, è ancora una cosa che brilla”.
Maria Perosino – Io viaggio da sola - Einaudi