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Immaginazione o realtà?Pura creatività o trasposizione della propria personale esperienza?Il cinema continua a interrogarsi sul genio e sull'estro degli uomini e delle donne che hanno fatto la storia cercando affannosamente una risposta alla grandezza e all'immensità delle loro creazioni , una soluzione razionale che possa giustificare e spiegare a noi comuni mortali , come certe meraviglie siano venute alla luce ;nella pellicola dello spagnolo Carlos Saura , oggetto di indagine è niente di meno che una delle opere più belle e complesse di Wolfgang Amadeus Mozart , quel "Don Giovanni" che con forza e passionale imponenza tanto sconvolse e scandalizzò i contemporanei ;a differenza di altre pellicole alla "Shakespeare in love " , "io, Don giovanni " non concentra le proprie attenzioni sull'autore riconosciuto ma su Lorenzo Da Ponte , librettista dell'opera praticamente sconosciuto ai più ,la cui fama di poeta è inevitabilmente stata offuscata dietro al peso della meravigliosa musica di Mozart.Che sia lui il vero cuore pulsante dell'opera?Che la sua esperienza di libertino illuminato abbia contribuito in modo determinante(grazie anche all'apporto di Casanova suo amico e maestro) a creare il mito?Il film porta avanti la riflessione in modo deciso creando un universo alternativo dove vita e opera intrecciano un percorso di continuità ininterrotto:nessuna location in esterni per una scenografia che ricostruisce artificialmente tutti gli ambienti, dagli edifici alle strade e persino le piazze ,dove i passanti sono fermi e immobili come in una stampa fino all'arrivo del protagonista che dà inizio alla scena :tutto ciò che è fuori dal palcoscenico è parimenti parte dello stesso e i costumi risultano (particolamente per le figure femminili) eccessivi ed esageratamente sfarzosi come solo delle maschere possono essere .L'uso sapiente delle luci e degli effetti , guidati dalla esperta fotografia di Vittorio Storaro , crea un equilibrio visivamente perfetto , una festa per gli occhi che sancisce un connubio affascinante fra teatro e grande schermo, complice anche la colonna sonora ovviamente Mozartiana (con qualche punta dall'estate di Vivaldi che comunque grazie al suo impeto non stona con l'insieme ).Peccato , che con premesse visive e musicali così notevoli la pellicola abbia dei punti deboli incancellabili:una sceneggiatura tristemente semplicistica, che vede per l'ennesima volta un protagonista libertino e peccatore redimersi grazie all'amore di una "donna angelo "(mentre Mozart e Casanova , privi di una guida che gli indichi la via sembrano destinati a condividere le fiamme dell'inferno con Don Giovanni ) ,una figura salvifica certamente ispirata alla moglie del vero Lorenzo Da Ponte Nancy Grahl(che egli conobbe comunque a Trieste dopo la fine della sua collaborazione con Mozart) affrontata secondo schemi che ahimè non sono affatto nuovi , il tutto condito con dialoghi banali e poco ispirati che appiattiscono inesorabilmente la psicologia dei personaggi ;la recitazione degli attori putroppo completa le incertezze ,con un Lorenzo Balducci in parte ma poco appassionato che porta avanti il ruolo come in una fiction di basso calibro e una protagonista femminile esordiente fino alle ossa (lo so che bisognebbe essere comprensivi con gli esordienti ,ma al di là del suo perfetto faccino angelico alla Beatrice la giovane Emilia Verginelli recita più una lista della spesa che una parte cinematografica),mentre il giovane Lino Guanciale dà vita a un Mozart convincente nei modi e nelle movenze, meno divertito e compiaciuto di quello (imbattibile) di Tom Hulce in "Amadeus" ,ma più sofferente e consumato dalla forza della sua musica. Un esperimento comunque decisamente interessante,che non riesce a raggiungere l'equilibrio fra musica e immagini del capolavoro mozartiano di Milos Forman (accettiamo la realtà , Amadeus è UNICO!),ma che sposa al meglio la teatralità visiva e scenica dell'opera con le potenzialità della resa cinematografica.
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