Magazine Cultura
L’evento, organizzato dall’AIE e patrocinato da diversi enti (per informazioni più approfondite vi rimando direttamente al loro sito), ha messo in campo molte forze, tra testimonial importanti ed eventi correlati, che da un lato sanno un po’ di ultima spiaggia e dall'altro fanno chiedere perché spendere tutti questi soldi in un botto solo anziché diluire nel tempo (e negli anni, che la crisi dei lettori non è mica una cosa nata ieri)le iniziative e gli interventi a favore dei libri e della lettura.
Mi sono decisa, oggi, perché in questi giorni ho visto il banner di #ioleggoperché sulla testata di molti giornali, in un supermercato e, domenica, pure sulle magliette degli arbitri durante alcune partite di calcio. E il primo pensiero è stato “qui ora forse si sta un po’ esagerando”.Premesso che da lettrice e da book blogger è ovvio che mi piacerebbe che l’amore per la lettura si diffondesse e riprendesse quel vigore che aveva in passato, così come è ovvio che ogni iniziativa, dalla più piccola alla più grande, volta a cercare di raggiungere questo scopo è un tentativo lodevole, io credo che in questa #ioleggoperché ci siano troppe cose che non funzionano del tutto, per renderla davvero credibile ed efficace.Ve ne parlerò per punti e vi chiedo già scusa fin da ora se alcune delle mie obiezioni le avete già lette o sentite da altri in altri luoghi (segno che le perplessità non sono solo mie).
LA SCELTA DEI LIBRI: sappiamo tutti che un libro sbagliato al momento sbagliato può creare problemi persino al lettore più accanito, causando blocchi e remore non sempre facili da superare. Figuriamoci dare un libro scelto arbitrariamente da un editore a uno sconosciuto, per giunta non lettore. Innanzitutto, perché dovrebbe leggerlo? Perché è un regalo? Perché gliel'ha regalato quella ragazza così carina sul bus o quel signore tanto cortese in coda alle poste, che però non hanno idea di cosa/come/quanto/se legge e perché lo fa o non lo fa? E poi, come si fa a sapere se, una volta regalato, questo libro verrà davvero letto?Inoltre, tra i titoli scelti (ancora una volta vi rimando alla pagina ufficiale, con l’elenco completo) secondo me ce ne sono alcuni che effettivamente possono essere adatti anche a chi non legge abitualmente (penso a De Silva, ad esempio), ma ce ne sono molti che, per quanto sicuramente bei libri, più che invogliare la lettura in un non lettore, potrebbero dargli la mazzata finale. E poi ci sono dei titoli che chi voleva avrebbe già letto: Il cacciatore di aquiloni, ad esempio, è stato in classifica per mesi e mesi (forse addirittura anni) ed è uscito in mille versioni diverse. Lo trovavi in libreria, ma anche all’autogrill e al supermercato. Possibile che, chi era davvero intenzionato a leggerlo, debba aspettare che glielo regali uno sconosciuto? I libri sono stati scelti dai vari editori, e ci può anche stare ovviamente, ma in base a quale parametro? In base a cosa si pensa che Come un romanzo di Pennac, che parla di libri e di lettura, sia il libro ideale per persone a cui dei libri non importa niente?
I MESSAGGERI: al di là del termine da setta religiosa, che trovo davvero mal pensato, a queste persone viene data, a mio avviso, troppa responsabilità per una cosa che non dovrebbe nemmeno competere a loro. Escludendo subito chi lo fa solo per i crediti universitari (nulla di criticabile, anzi, probabilmente fossi ancora studentessa avrei aderito anche io) e anche chi ha aderito per potersi intascare o scambiare qualche libro che prima non aveva (e c’è sicuramente chi lo fa), questi messaggeri altro non sono che appassionati lettori a cui viene affidato il compito di contagiare gli altri con la loro passione e salvare così le sorti dei libri e dell’editoria in crisi. Cosa che facciamo già, da anni e anni. Perché se l’editoria ancora non è collassata del tutto in parte è anche merito di quello zoccolo duro di lettori medi e lettori forti, che amano leggere e acquistare libri. Ora, devono anche convincere gli altri a fare altrettanto. Perché questo deve spettare a loro?Ma soprattutto, possibile che l’AIE e gli editori non sappiano che i lettori questo lo fanno già? Lo faccio io e mille altri blog letterari che parlano di libri e di editoria, con passione e impegno. Lo fa ogni singolo lettore, quando legge sulla metro o sul bus o sul treno o in coda o in qualunque altro posto vi venga in mente, circondato da altre persone che almeno un secondo, se ne hanno la curiosità, possono scoprire un libro nuovo. Lo fa quando pubblica una citazione su un social e quando si ferma davanti a una vetrina o a una targa che dice “pinco pallino è stato qui”. Certo, così facendo non regala fisicamente niente a nessuno e quindi è un lettore forse fine a se stesso. Ma se uno per convincersi a leggere deve aspettare che uno sconosciuto gli regali un libro a caso, beh, non credo che servirà poi tanto a cambiare le statistiche.E poi, una volta finita la campagna, una volta riusciti (non so come) a quantificare se ha funzionato, il merito o la colpa a chi verranno dati? Ai messaggeri che non sono stati abbastanza bravi a diffondere? All’AIE che invece ha avuto proprio un’idea geniale?
I TESTIMONIAL: ammetto che questa è la parte che capisco meno, ma in generale in realtà, non solo con i libri. Non capisco perché io debba mettermi a leggere così all’improvviso perché Linus, Saturnino o Carlo Cracco mi dicono di farlo (così come non compro un profumo perché lo porta un tizio famoso) o perché gli arbitri hanno messo una maglietta durante una partita di calcio (che poi, un conto Telethon che tutti sanno che cos’è e quindi la maglietta ha un senso… ma se io dalla curva vedo sta maglia con su scritto #ioleggoperché, cosa capisco?). Ma qui forse sono io che di marketing non capisco niente.
GLI EVENTI: L’iniziativa sembra essersi diffusa molto, molti sono stati i messaggeri che hanno aderito e le iniziative create per promuovere l’evento. Così come molti saranno gli eventi in programma per la giornata mondiale del libro. Il fatto è che questi eventi c’erano già prima, anche gli anni passati, solo che venivano pubblicizzati meno. Molto meno. E lo sbaglio grosso, secondo me, sta proprio qui. Facciamo questa cosa gigantesca, che fico, senza tenere conto di tutto quel che è già stato fatto in passato e forse passato in secondo piano perché a organizzarlo erano piccole librerie, biblioteche o piccoli editori. Reading, presentazioni, piccoli festival, incontri con gli autori ci sono da sempre, tutti gli anni e tutto l’anno. Ma l’AIE lo sa?
I RISULTATI: ne ho già parlato prima, ma voglio ritornarci. Come si quantificherà il successo o il fallimento dell’iniziativa? Che dati si aspettano dall’AIE per decidere se ha funzionato o meno? E su che periodo? Dopo un mese, due, tre, due anni? E come si farà a capire se è valso il dispendio di tempo e di denaro (ok, ci sono dei grandi sponsor che stampano i libri e a cui probabilmente a livello economico cambia poco, ma un libro che un messaggero regala dopo che gli è stato dato gratis è un libro in meno che viene comprato in una libreria)? E, ripeto, di chi saranno i meriti e le colpe?Ora, non voglio sembrare sempre negativa. E qualche cosa di positivo sicuramente c’è anche in questa campagna. La canzone di Bersani e Pacifico, per dirne una:
Però ecco, guardando il video, bellissimo, e ascoltando le parole, mi sono immaginata la reazione di uno a cui di queste cose non frega niente e non è mai fregato niente. Non credo cambierà idea.
Il problema grosso di queste iniziative, secondo me, è che entusiasmano sempre tantissimo i lettori, che ci mettono un sacco di passione e di impegno, ma che raramente trova riscontro in persone a cui, semplicemente, non interessa. E pensandoci è anche logico che sia così.
Non lo so, onestamente, che cosa si possa fare per ampliare il raggio del lettori. Da un lato mi piacerebbe saperlo, mi piacerebbe che tutti leggessero almeno un libro al mese, perché sono davvero convinta che la loro vita un poco cambierebbe e migliorerebbe. Dall'altro però mi chiedo anche come reagirei io se qualcuno (soprattutto uno sconosciuto) volesse obbligarmi a fare qualcosa che non mi interessa. Magari una possibilità gliela darei, che preferisco provare tutto almeno una volta prima di dire no (nei limiti, ovviamente). Ma poi?
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