Ipertensione arteriosa e Aterosclerosi

Creato il 30 agosto 2012 da Euplio

Ipertensione arteriosa

L’ipertensione arteriosa è una delle patologie più diffuse nei paesi industrializzati, infatti, essa colpisce il 20% degli adulti se non di più.

La maggior parte dei soggetti, però, ignora di avere la pressione alta o lo scopre dopo anni, con il rischio di alterare alcune funzioni importanti del nostro organismo, provocando danni irreversibili all’apparato cardiocircolatorio e altri organi.

È, infatti, difficile, che nella prima fase la pressione arteriosa dia immediatamente dei disturbi gravi, e proprio perché il suo inizio è subdolo a manifestarsi e la patologia agisce in silenzio, quindi senza gravi disturbi, l’ipertensione arteriosa è chiamata: “Il killer silenzioso”.

È comunque possibile tenere sotto controllo alcuni segnali che il nostro organismo ci invia e che potrebbero essere causati proprio da una pressione troppo elevata.

Ma quali sono queste spie, questi campanelli d’allarme?

Come abbiamo già detto, nella maggior parte dei casi, non è facile scoprire l’ipertensione e le cause che favoriscono la comparsa.

Spesso infatti il paziente non avverte alcun sintomo o disturbo anche se i valori della pressione sono elevati. Molte volte chi è iperteso scopre di esserlo durante una visita medica di controllo e scopre purtroppo che l’innalzamento della pressione arteriosa ha già provocato danni ad alcuni organi.

Ma ci sono delle spie, dei segnali che aiutano il paziente a capire l’insorgenza dell’ipertensione. Vediamone  allora alcuni:

  1. cefalea persistente
  2. sensazione di testa pesante
  3. vertigini
  4. ronzii alle orecchie
  5. perdita di sangue dal naso
  6. palpitazioni
  7. gonfiori alle gambe
  8. crampi muscolari
  9. stanchezza o debolezza immotivate
  10. sudorazione eccessiva
  11. impotenza

È logico che si tratta soltanto di segnali, di sintomi, ma in questi casi è comunque buona norma recarsi dal proprio medico e fare una misurazione della pressione, soprattutto se si ha una certa età, se si è fumatori o bevitori, se si è in sovrappeso o si seguono diete ricche di grassi, o se si hanno dei familiari che soffrono già di pressione alta (familiari vicini).

Si potrebbe trattare di uno stato occasionale, ed è quindi giusto, controllare la pressione con più frequenza; infatti, l’ipertensione diventa preoccupante e pericolosa quando la pressione si mantiene costantemente su livelli superiori ai 140 mmHg per la massima e 90 mmHg per la minima.

Aterosclerosi

È utile fare diagnosi di ipertensione arteriosa il più tempestivamente possibile, misurando periodicamente la pressione arteriosa; in questo modo si può studiare la terapia appropriata e si evitano complicazioni e danni più o meno gravi all’organismo.

Sono proprio le arterie, che trasportano il sangue nell’organismo dal cuore alla periferia, che subiscono i primi danni.

Infatti, se la pressione sanguigna è troppo elevata, le arterie iniziano a perdere la loro elasticità e si induriscono provocando piccole lesioni che portano all’infiltrazione e alla deposizione di colesterolo nella parete, cioè si inizia a realizzare un quadro patologico che è chiamato: Aterosclerosi.

L’aterosclerosi è una malattia degenerativa che preoccupa molto i medici, essa, infatti, è spesso causa di patologie molto gravi come l’angina pectoris, l’infarto del miocardio e l’ictus.

Quindi l’aterosclerosi consiste nella formazione di placche di grasso sulle pareti delle arterie.

Queste placche a sua volta, vanno incontro a una lenta evoluzione, che può anche durare degli anni e che si manifesta soprattutto tra i 40 e i 60 anni.

Inizialmente le placche ateromasiche sono costituite soltanto da lipidi, tra cui il colesterolo, poi diventano sempre più grandi, in quanto sulla placca arrivano anche i fibroblasti, che sono delle cellule di tessuto connettivo, che determinano una produzione di tessuto fibroso che incapsula la placca, provocando un ispessimento della parete del vaso con un conseguente restringimento del lume dell’arteria, fino, purtroppo, ad arrivare alla sua occlusione, che può anche essere provocata dalla deposizione delle piastrine sulla placca ateromasica con conseguente formazione di trombi (trombosi), che staccandosi dalle placche dei vasi più grandi vanno a occludere quelli più piccoli, provocando un arresto locale della circolazione.

Quando si blocca un’arteria, il sangue non circola più e i tessuti circostanti non ricevono più sangue in quantità sufficiente, rischiando quindi di andare in necrosi (morte cellulare).

Se l’occlusione avviene in un’arteria di un braccio o di una gamba, si va incontro alla perdita dell’arto che è stato colpito, ma se l’occlusione si ha a livello delle arterie coronarie o delle arterie del cervello, i danni sono molto più seri e devastanti e  il soggetto può andare incontro a infarto del miocardio o a ictus che possono portare a morte un soggetto.

Ci sono anche dei casi in cui la placca ateromasica si forma a causa di un’infiammazione della parete dell’arteria che in questo caso spesso si lacera, sanguina e determina un rapido ingrossamento della placca, che va a ostruire completamente il vaso sanguigno.

Anche in questo caso può avvenire che si stacca una porzione del sangue coagulato, che viene trasportata dal sangue lungo le arterie, finché non trova un vaso di dimensioni più piccole e lo occlude.

Un cordiale saluto

Euplio


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