Veline
Tra le tante ipocrisie che costellano la nostra società occidentale, troviamo il paradosso della mercificazione del corpo femminile.
Giustificata a livello economico come richiamo dell’istinto della foresta, la proposta dei mass-media del corpo femminile come attrattiva presso il pubblico maschile trova largo uso ed abuso, al punto che ormai viene considerato parte della dieta mediatica proporre sederi, seni e altro, a disposizione delle masse.
L’ipocrisia delle genti sta proprio nel fatto che lo stesso interesse suscitato dal ‘condimento’ sexy, ed è ovvio, nel pubblico maschile, mentre è tollerato per motivi economici ad esempio in TV, viene considerato disdicevole se ricercato dagli stessi uomini e ragazzi nella vita di tutti i giorni.
Agli adolescenti si vuole fare la morale, si vuole improntare discorsi pedagogicamente ineccepibili, si pretende un rapporto con il sesso e i sentimenti limpido, delle volte patriarcale, mentre allo stesso tempo li si espone, molte volte anche ingiustificatamente, ad ore di messaggi, subliminali o espliciti, dichiaratamente a sfondo sessuale.
Dalla pubblicità alle trasmissioni di largo seguito (Striscia la Notizia) un quantitativo impressionante di messaggi sessuali bombardano gente di tutte le età. Il sesso maschile viene continuamente risvegliato nei suoi istinti ma gli è negato di poter considerare le donne oggetti, proprio oggi che la mercificazione-reificazione del corpo femminile in chiave sessuale è giunta ad un livello di esposizione scientifico, pianificato. Siti si gossip sono pieni di articoli inneggianti al pettegolezzo sulle curve femminili, ma il maschio italiano non può azzardarsi a pensare al corpo di una donna se non quando legittimamente ‘conquistata’ come sua compagna.
Non è ipocrisia tutto questo ? Ciò non spinge al paradosso la nostra cultura, che si proclama progredita, rispetto a luoghi del pianeta dove è proibito mostrare un polpaccio se si è nati donna ?