iporto un articolo di oggi sul Corriere della Sera:
Tempi d’attesa fuorilegge per quasi un milione e mezzo di visite e per oltre 350 mila esami diagnostici. Nell’ultimo anno, per riuscire ad andare dal medico, i milanesi hanno spesso aspettato più dei 30 giorni previsti per l’ortopedico, il ginecologo, il dermatologo, l’urologo e l’oculista e più dei 60 giorni indicati per le ecografie, le tac e le risonanze magnetiche.
I limiti massimi fissati dalla Regione per avere un appuntamento sono stati sforati, infatti, per il 16 per cento dei controlli specialistici e per il 5 per cento degli accertamenti diagnostici. È quanto emerge da un documento riservato dell’Asl sul piano di contenimento delle liste d’attesa per il 2010. Sono ancora il vero punto dolente della sanità. Quello che fa imbufalire i cittadini e correre ai ripari il Pirellone, costretto a stanziare 45 milioni di euro extra per ridurle. Sono giorni di riunioni e agitazione per i manager ospedalieri: entro questa sera devono presentare all’assessorato della Sanità i loro progetti per risolvere le situazioni più gravi.
Tra le ipotesi al vaglio anche quella di pubblicare online i tempi d’attesa per orientare i pazienti verso gli ambulatori con meno code. Si legge nel dossier dell’Asl: «Scorporando i dati per mese di rilevazione, tipologia di erogatore (ospedale, ndr) e tipo di prestazione, si evidenziano alcune criticità che necessiteranno di una maggiore attenzione (…) al fine di migliorare le tempistiche previste dalle normative ». E ora i ritardi non sono più tollerabili. Le liste d’attesta maggiori riguardano, come denunciato più volte dal Corriere, l’oculistica: tre prenotazioni su dieci sono fuorilegge, ossia superano i 30 giorni previsti.
Al Fatebenefratelli- Oftalmico per un controllo agli occhi c’è chi deve aspettare anche un anno (per le urgenze però — unico in città — è attivo 24 ore su 24 il Pronto soccorso); al San Raffaele per una risonanza magnetica alle orbite l’attesa con il servizio sanitario nazionale è di 18 mesi (contro il mese in media per chi è disposto a sborsare 1.100 euro). Problemi simili si riscontrano per le gastroscopie, dove solo il 70% delle prestazioni viene ottenuto nei termini stabiliti dal Pirellone. Lo scorso 8 gennaio il governatore Roberto Formigoni aveva sentenziato: «I tempi d’attesa sono, comunque, i migliori d’Italia».
Probabile. Complessivamente nel 2009 le prestazioni sono state offerte ai pazienti nei tempi indicati in più del 90% dei casi. Rispetto al 2006 c’è stato un miglioramento sul fronte delle visite specialistiche: allora le percentuali di sforamento erano del 23%. Ma nulla è cambiato per gli esami diagnostici. E, comunque, c’è ancora da migliorare. Lo sottolinea l’Asl stessa nel suo documento: «Gli ospedali dovranno, in caso di superamento dei tempi massimi stabiliti, mettere in atto tutti i provvedimenti necessari per la riorganizzazione della loro attività». E chi non ci riuscirà adesso rischia di vedersi tagliare i finanziamenti.
Simona Ravizza
25 gennaio 2010