Egregia Senatrice De Pin,
Pochi giorni fa Lei rilasciato una intervista all’agenzia di stampa iraniana Tasnim News, molto vicina ai Pasdaran. In questa intervista, parlando delle relazioni Italia – Iran, Lei ha elogiato il Presidente Rouhani e ha rimarcato la volontà di espandere le relazioni diplomatiche tra i due Paesi in diversi settori. Una premessa: interviste di rappresentanti italiani volte a favorire le relazioni con la Repubblica Islamica, onestamente, non ci stupiscono piu’. Ciò che invece ci lascia interdetti, è che queste parole arrivino da una Senatrice come Lei, una personalità politica che occupa la posizione di Segretario della Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani. La stessa Commissione presieduta dal bravissimo Senatore Luigi Manconi, tra i pochi esponenti ad aver chiesto conto al regime iraniano dell’abuso sistematico dei diritti umani.
Per questo, vogliamo darLe alcune informazioni fondamentali sui diritti umani in Iran e rivolgerle quindi alcune domande. Al di là dei sorrisi, come noto, nella Repubblica Islamica non è cambiato nulla. Al contrario, purtroppo, dall’elezione di Hassan Rouhani alla Presidenza, oltre 1000 detenuti sono stati impiccati, diversi dei quali in pubblico, davanti a dei bambini. Gli abusi sistematici dei diritti umani, inoltre, sono stati ben documentati dall’inviato speciale per i Diritti Umani in Iran, Ahmad Shaheed. Nell’ultimo report presentato alle Nazioni Unite, Shaheed ha denunciato gli attacchi contro gli oppositori politici, le minoranze etniche e religiose (in primis i cristiani) e gli omosessuali. Non solo: proprio in queste ore, Amnesty Internazional ha attivato una petizione per liberare Mahdieh Golrou, una giovane donna arrestata ad Isfahan per aver protestato per gli attacchi con l’acido contro le donne mal velate. Senza parlare del caso di Ghoncheh Ghavami, arrestata per aver tentato di assistere ad una partita di pallavolo o del terribile caso di Reyhaneh Jabbari, impiccata per essersi difesa da un uomo che voleva violentarla.
Nell’Iran di Rouhani, quindi, dei ragazzi e delle ragazze sono stati arrestati per aver ballato insieme il video Happy in Teheran (tra le altre cose sono stati condannati alla pena, medievale, di 91 frustate). Senza contare l’abuso contro i giornalisti iraniani, a cui recentemente è stato vietato di organizzare un evento di solidarietà per le vittime del Charlei Hebdo. Vogliamo poi ricordare alla Senatrice la drammatica situazione dei prigionieri politici. Oltre 40 di loro sono stati recentemente convocati dalle forze di sicurezza per aver scritto una lettera di aiuto al Segretario Onu Ban Ki Moon. Per non parlare della drammatica situazione in cui versa il “Mandela iraniano”, ovvero l’Ayatollah Boroujerdi, arrestato qualche mese fa e tenuto praticamente a pane e acqua. Le sue condizioni fisiche sono drammatiche e la sua unica colpa è quella di non aver condiviso la visione Khomeinista – falsa e politicizzata – dello sciismo. Di tutto quello che Le abbiamo scritto, Egregia Senatrice, le abbiamo accluso un link, per verificare Lei stessa le nostre parole. Ci creda, inoltre, quando le diciamo che potremmo ancora continuare ancora per molto. Preferiamo fermarci, credendo che quanto Le abbiamo sinora scritto sia abbastanza per avviare una riflessione approfondita sui diritti umani in Iran.
A questo punto, vorremmo rivolgerLe alcune domande:
- può davvero l’Italia, paese in prima fila per l’approvazione della Moratoria contro i Diritti Umani, approfondire le relazioni diplomatiche con il Paese che ha il record mondiale delle pene di morte?
- può davvero il Senato promuovere le relazioni diplomatiche con un Paese, l’Iran, il cui Parlamento ha invocato la pena di morte per Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, leader del Movimento di opposizione Onda Verde?
- può davvero l’Italia, Paese che promuove al parità di genere, approfondire le relazioni diplomatiche con un Paese, l’Iran, nel cui Codice è scritto che la vita della donna vale metà di quella dell’uomo?
- può davvero l’Italia, Paese che ha condannato i massacri di Bashar al Assad, approfondire le relazioni diplomatiche con un Paese, l’Iran, che tiene in vita il dittatore siriano con armi, soldi e miliziani Pasdaran?
- può davvero l’Italia, Paese di tradizione cristiana, approfondre le relazioni diplomatiche con un Paese che incarcera i musulmani che si convertono, accusandoli di apostasia?
Anche in questo caso, potremo continuare a far domande a iosa. Preferiamo, ancora una volta, fermarci, sperando di avere da Lei risposte esaustive e, soprattutto, di averLe fatto comprendere come sia realmente assurdo che, una Repubblica nata sulle ceneri del fascismo, voglia stringere rapporti preferenziali e amichevoli con un’altra Repubblica, quella Islamica, basata su una ideologia e delle leggi totalmente razziste, misogine e fondamentaliste.
Cordiali Saluti
Collettivo No Pasdaran