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In foto: In una delle foto un missile ad ampia gittata testato dall’Iran, nel 2009. Secondo l’intelligence israeliana, simili testate potrebbero raggiungere i confini di Israele. (© Getty Images)
LA ROTTA - Da Hormuz passa il 40% del petrolio.
Il braccio di ferro tra Teheran e Washington sul nucleare iraniano è sfociato nella minaccia degli ayatollah di bloccare il passaggio delle petroliere nello stretto di Hormuz.
Il canale, ampio 34 miglia (55 chilometri), è fondamentale per l’approvvigionamento mondiale di oro nero. Di qui transitano infatti quotidianamente 15,5 milioni di barili di greggio e 2 milioni di altri prodotti petroliferi: si tratta del 17% di quello consumato a livello globale, di un terzo di quello che circola via mare e del 40% dell’oro nero destinato complessivamente alle esportazioni.
BARILE PIÙ CARO DI 20 DOLLARI. L’improvvisa difficoltà ad approvvigionarsi di petrolio non solo condannerebbe Pechino a rallentare la propria corsa, ma ostacolerebbe anche la ripresa di Tokyo dopo il disastro dello tsunami e dell’esplosione della centrale nucleare di Fukushima, e farebbe schizzare verso l’altro i prezzi del greggio a livello mondiale, che già avevano risentito dello stop delle estrazioni libiche a causa della guerra iniziata a marzo.
Gli analisti americani hanno già diffuso le proprie stime: senza il petrolio in arrivo dallo stretto di Hormuz il prezzo di riferimento per il greggio è destinato ad aumentare di circa 20 dollari al barile. Precisamente, si rischia di passare dai 100 dollari del 2011 a 120 nel 2012.
Giovedì, 29 Dicembre 2011