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IRAN: Viaggio nei penitenziari del regime

Creato il 04 dicembre 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 4 dicembre 2012 in L'Iran dentro, Slider with 1 Comment
di Valentina Di Cesare

Iran Evin House Of Detention 1  News1

Evin, Gohardasht, Qazvin, Kahrizak, Shiraz  : sono solo alcuni nomi di città iraniane dove hanno sede le più grandi prigioni del paese . Le prime due , tristemente note per le decine di uccisioni sommarie giornaliere, si trovano  poco lontane  da Teheran; le altre rispettivamente nell’Iran Nord Occidentale, Iran centro-settentrionale, e centrale.  Il penitenziario di Kahrizak, notoriamente uno dei più duri e con un grande reparto riservato alle detenute di sesso femminile, dopo esser stato chiuso in seguito ad una decisione delle Nazioni Unite, sollecitata dagli appelli di decine di associazioni umanitarie, ha ripreso a funzionare a pieno regime, come se le sanzioni del passato non si fossero mai verificate.

E’ all’interno di queste buie e immense strutture  che si materializza gran parte del programma del terrore,  messo in atto quotidianamente da 33 anni ,dal regime teocratico dei mullah. Torture, vessazioni, perquisizioni, esecuzioni di massa, sono all’ordine del giorno all’interno delle carceri iraniane e del resto il regime non si è mai preoccupato più di tanto di smentirne la regolare messa in pratica.   I numeri, mai precisi e accertati, sono sempre più allarmanti. Secondo i dati diffusi da Nessuno tocchi Caino, lo scorso anno in Iran sono state uccise 475 persone accusate di vari reati: detenzione di stupefacenti, adulterio, furto, stupro, omosessualità. Il più delle volte tali accuse sono del tutto infondate: ad andare in prigione  per crimini mai commessi, sono uomini  e donne sospettati di cospirare contro il governo, rei di partecipare o aver partecipato alle decine di  manifestazioni che giornalmente si tengono nelle maggiori città del paese. Fabbriche, università, uffici, scuole: le attività di protesta non si sono mai arrestate e con esse purtroppo, anche le repressioni del regime.

Solo nel mese di ottobre 2012, nel carcere di Evin, il numero delle esecuzioni   si  aggirava intorno alle 50 unità, ma le cifre esatte non sono state confermate. Quel che è certo è che nell’ultimo giorno del mese, sono state giustiziati 8 prigionieri, mentre nei penitenziari di Ghazvin e Gohardasht qualche giorno prima erano stati impiccati 16 detenuti. Ogni mese il bollettino dei detenuti uccisi è sempre più numeroso,  e si calcola che negli ultimi 2 anni le condanne a morte dei prigionieri iraniani siano raddoppiate rispetto al periodo precedente; a dichiararlo è stato il vice procuratore di Teheran.

Il regime dei mullah, che vive negli ultimi mesi un periodo molto turbolento a causa di forti attriti tra la fazione capeggiata dalla guida spirituale Ali Khamenei e quella del Presidente Ahmadinejad, continua nonostante le divisioni  a mostrare compattezza quando si tratta di perpetuare il clima di terrore  tra la popolazione. Tuttavia le pressioni del regime non si fermano dietro le sbarre:  non sono solo i detenuti a subire quotidianamente torture e esecuzioni sommarie, ma anche i familiari dei prigionieri sono oggetto di persecuzioni . Sadegh Koohi,  studente di 27 anni e prigioniero nel carcere di Gohardasht, è stato giustiziato il 24  Ottobre 2012 dopo aver  trascorso otto anni dietro le sbarre. Ai suoi familiari è stato riservato un trattamento altrettanto “particolare”: continuamente perseguitati, seguiti e vessati dai pasdaran, ai parenti di Koohi non sono stati consentiti incontri con il detenuto , il quale veniva continuamente spostato in diversi penitenziari e i familiari non ne erano informati.

Dopo anni di attese e angosce Koohi, arrestato per aver partecipato alle manifestazioni contro i brogli elettorali nel 2003, è  stato mandato al patibolo anche per essersi ribellato alle ripetute  torture fisiche e agli insulti verso la  sua famiglia. E’ stata la guardia carceraria a cui Koohi si era ribellato qualche mese prima, Ali Khadem,  ad ucciderlo brutalmente nel penitenziario di Gohardasht.

Violenza e brutalità sono all’ordine del giorno all’interno dei penitenziari iraniani: pochi giorni fa il regime ha fatto sapere di essere in procinto di giustiziare circa 1000 prigionieri politici detenuti a Gohardasht, ma di essere in ritardo per pure questioni burocratiche: a dichiararlo è stata una commissione di “giustizia” guidata dal vice procuratore di Teheran Najaf Abadi, e composta da noti torturatori assoldati dal regime. Ai condannati, la commissione ha presto intenzione di consegnare dei moduli da firmare, sui quali saranno spiegate le ragioni del ritardo nell’applicazione delle sentenze di morte che li riguardano. Per accelerare le esecuzioni,  le commissioni di morte hanno esortato i querelanti dei detenuti a recarsi nel penitenziario di Gohardasht così da sollecitare le autorità ad applicare le pene prescritte per i reati politici: a coloro che si rifiuteranno la commissione di giustizia imporrà il pagamento di un’ammenda nota come “tassa per il mantenimento del prigioniero”. Ai querelanti che si presenteranno al penitenziario invece ,sarà consentito di pagare la corda da cui penderà il corpo senza vita del “proprio” condannato.

Nasrin Sotudeh invece è un avvocato, impegnata da anni nella difesa dei prigionieri politici e dei condannati a morte e da sempre attivista all’interno di organizzazioni umanitarie : il regime l’ha fatta arrestare per aver svolto il suo mestiere, e sarà costretta a scontare 6 anni di prigionia ad Evin. Le vessazioni e le torture quando si tratta di detenute di sesso femminile purtroppo risultano essere ancora più brutali. Nasrin è detenuta da 2 anni e ha una figlia di 12 anni che seppur libera e non dietro le sbarre di Evin, subisce continuamente pressioni e sta crescendo nel terrore: a causa delle numerose mobilitazioni organizzate per la liberazione di sua madre, il regime ha vietato l’espatrio  alla piccola Metreveh. Inoltre a Nasrin da due anni a questa parte non è concesso di vedere né sua figlia né il resto dei suoi parenti, né le sono stati accordati permessi (in genere specialmente a partire dagli anni ’80, il regime ha iniziato a concedere visite di pochi giorni ai prigionieri politici presso le proprie famiglie, con un intento altrettanto diabolico: i congedi infatti venivano e vengono concessi quando ormai le condizioni  psicofisiche dei detenuti sono evidentemente disastrose e irrecuperabili a causa delle torture e delle violenze subite, per questo si rivelano spesso ancora più dannosi e di conseguenza molti prigionieri rifiutavano e rifiutano ancora oggi di ricevere dei brevi permessi n.d.r.) . Da più di 40 giorni Nazrin sta portando avanti uno sciopero della fame che ha reso le sue condizioni di salute molto preoccupanti, tanto da essere trasferita nell’infermeria del carcere, nonostante ciò le speranze di una sua liberazione si fanno sempre più lontane. E’ in particolare sulle prigioniere di sesso femminile che il regime iraniano continua ad ostinarsi con forte accanimento  e questo  2012 si conferma come uno degli anni più sanguinari della storia del regime in termini di repressione.  Alla dittatura teocratica dei mullah, ormai sempre più vicina alla caduta su se stessa, non resta dunque che intensificare le misure violente e repressive,  in maniera particolare sui soggetti più deboli della società iraniana,  le donne e gli studenti  che tuttavia rimangono anche gli elementi più attivi nella lotta al suo rovesciamento.

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Tags: Ahmadinejad, Ali Khamenei, Evin, Iran, Kahzirak, Najaf Abadi, Nasrin Sotudeh, nessuno tocchi caino, pena di morte in Iran, prigionieri politici iran, resistenza iraniana Categories: L'Iran dentro, Slider


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