Come vi abbiamo già detto, il regime iraniano ha teoricamente condannato l’attentato di Parigi. Scriviamo teoricamente perchè, come denunciato dal sito Good Morning Iran, il testo della condanna del Ministero degli Esteri iraniano mette sullo stesso piano l’ideologia barbara dei terroristi con la libertà di espressione delle vittime (giudicata da Teheran eccessiva). Una presa di posizione vergognosa che, indubbiamente, non può rappresentare una vera condanna del terribile attentato di Parigi.
Purtroppo, però, il regime dei Mullah è riuscito a fare di peggio. L’Associazione dei Giornalisti Iraniani, infatti, aveva organizzato un evento di solidarietà per i colleghi del Charlei Hebdo. L’evento di solidarietà si sarebbe dovuto tenere proprio nella sede l’Associazione dei Giornalisti, chiusa dal regime iraniano nell’Agosto del 2009. Quando i coraggiosi reporter iraniani si recati con una candela e dei fuori presso il luogo dell’appuntamento, le forze di sicurezza sono immeditamente intervenute, bloccando ogni iniziativa. A nulla sono serviti i tentativi di convincere i Pasdaran a lasciar passare i giornalisti. Vogliamo ricordare che, nel giugno del 2013, durante la campagna elettorale, il Presidente Rouhani aveva promesso di intervenire personalmente contro la messa al bando dell’Associzione dei Giornalisti. Sinora nulla è accaduto e la magistratura iraniana ha da poco riconfermato la chiusura dell’Associzione e le misure restrittive contro i 4000 iscritti.
Proprio a proposito della magistratura iraniana, dobbiamo riportare la decisione di emettere un ordine di blocco verso tre social networks: Line, WhatsApp e Tango. Tutte applicazione, come noto, create per connettere le persone. Un chiaro simbolo di debolezza del regime e di paura di possibili proteste organizzate da parte della popolazione. Cosi, mentre il mondo si mobilità per la libertà di espressione, al popolo iraniano è sempre piu’ negata ogni possibilità di interagire e di decidere liberamente.
Vi riportiamo, qui sotto, l’intervista della BBC al vignettista iraniano Kianoush Ramezani, costretto a lasciare la Repubblica Islamica dopo le repressioni del 2009. Ramezani dichiara di aver avvisato del pericolo i colleghi del Charlei Hebdo, ricordando loro la minaccia del fondamentalismo islamico e la necessità di stare allerta.