Di Gabriella Maddaloni. Il Global Post, giornale per cui lavorava James Foley, il fotoreporter ucciso nei giorni scorsi dall’Isis, rivela importanti dettagli sulla questione. L’editore Phil Balboni, autorizzato dalla famiglia Foley, riporta alla Cnn che l’Isis inviò il 12 agosto – una settimana prima dell’esecuzione del cronista – una mail di minacce ai familiari del giovane.
In tale mail emergevano chiaramente le intenzioni omicide dei terroristi: “Per quanto tempo le pecore seguiranno il pastore cieco? Vi abbiamo lasciati soli dopo la vostra vergognosa sconfitta in Iraq, non abbiamo interferito nel vostro Paese o attaccato i vostri cittadini mentre stavate tranquilli a casa, nonostante avessimo la capacità di farlo. Abbiamo dato molte possibilità di negoziare il rilascio della vostra gente attraverso il pagamento di denaro, che altri governi hanno accettato. Vi abbiamo anche offerto uno scambio di prigionieri (tra cui anche Foley, ndr) per liberare i musulmani attualmente da voi detenuti, come la nostra sorella Afia Sidiqqi (una scienziata pachistana in carcere negli Stati Uniti, soprannominata ‘Lady al-Qaeda’, ndr), ma avete dimostrato subito che questo non vi interessava. Adesso tornate a bombardare i musulmani iracheni, questa volta con attacchi aerei ed ‘eserciti per procura’, restando in maniera codarda lontani da un confronto faccia a faccia. Oggi abbiamo sguainato le nostre spade contro di voi, governo e cittadini. E non ci fermeremo fino a quando la nostra sete del vostro sangue non sarà soddisfatta, voi non risparmiate i nostri deboli, anziani, donne e bambini e noi faremo lo stesso. Voi e i vostri cittadini pagherete il prezzo dei raid. Il primo a pagare questo prezzo sarà James Foley: sarà giustiziato come risultato diretto delle vostre colpe verso di noi”.
La mail, dal sottotitolo “Messaggio all’America ed ai suoi cittadini-pecore”, è stata pubblicata oggi sul sito del Global Post, sempre su autorizzazione dei Foley. Balboni ha rivelato inoltre che il giornale, assieme ai familiari del cronista, aveva cercato di mettere insieme una cifra compresa tra 2,5 e 5 milioni di dollari per pagare il riscatto chiesto dall’Isis per il suo rilascio. Questo, anche se la cifra pretesa dai terroristi nel novembre 2013 era molto più alta: ben 100 milioni di dollari, o il rilascio di alcuni prigionieri islamici in cambio della liberazione di Foley. Gli Usa rifiutarono entrambe le proposte. L’editore aggiunge che lui e i familiari del ragazzo hanno capito che non c’era più modo di salvarlo l’8 agosto, quando sono iniziati i bombardamenti statunitensi nell’Iraq settentrionale.
Intanto proseguono le indagini per scoprire l’identità di “John”, il boia presumibilmente britannico di Foley. L’intelligence lo ha messo in cima alla lista dei suoi ricercati: viene descritto come capo di una cellula jihadista composta da 3 britannici detti i “Beatles”, incaricati di occuparsi degli ostaggi stranieri.
Il Presidente Napolitano ha espresso il suo cordoglio a Obama e agli Usa con le seguenti parole: “Ho appreso con vero orrore la notizia del barbaro assassinio del giornalista freelance James Foley. Desidero esprimere, anche a nome del popolo italiano, la più ferma condanna nei confronti di un atto agghiacciante ed esecrabile, che richiama un tenebroso e lontano passato calpestando il supremo valore della vita umana oltreché violando l’essenziale diritto ad un’informazione libera ed indipendente. Esprimo, con sincera partecipazione e profondo cordoglio commossa solidarietà all’amico popolo americano ed ai familiari del giornalista, così crudelmente colpiti nei loro affetti più cari”.
Papa Francesco ha invece telefonato personalmente alla famiglia Foley ieri, come informa padre Ciro Benedettini a Radio Vaticana: “per dimostrare la sua vicinanza a questa famiglia provata dal dolore. Il Papa ha parlato all’inizio con la madre, che è cattolica, e che ha dimostrato una grande fede, che ha in qualche modo impressionato anche il Santo Padre. Ha parlato poi con il padre, e con un componente della famiglia di lingua spagnola”.