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Irene F. Diario di una borderline di Eugenio Cardi

Creato il 01 aprile 2011 da Edizionialtravista

 Irene F. Diario di una borderline di Eugenio Cardi

Il nuovo romanzo di Eugenio Cardi (alla sua sesta pubblicazione), edito in Italia ed in Francia, da marzo nelle librerie.
“Irene F. – Diario di una borderline” è un romanzo di impegno sociale in cui viene affrontata la correlazione esistente tra sindrome borderline e abusi subiti in età infantile.
“Storie come questa da me raccontata – Eugenio Cardi – riguardano il 2% della popolazione, e ben il 10% di coloro che sono in psicoterapia; l’80% circa di tutti i malati di DBP sono donne; è quindi un fenomeno sociale che riguarda circa 1.200.000 individui sull’intero territorio nazionale e non credo possa essere trascurato. Non so perchè, ma in Italia di tale correlazione – tra la violenza subita e il DBP – si sa e si parla poco o niente”

Irene F. è una donna che vive al limite, che si comporta in maniera autolesionistica, che spende la sua esistenza tra sesso, alcool e droghe. Dietro questo un passato scomodo, fatto di abusi e violenze, in quella che potrebbe sembrare una “normalissima” famiglia borghese.
Dopo la morte del padre Irene F. si ritrova a vivere con la madre ed il patrigno, e proprio lì nasce l’incubo. La rabbia per la madre che sa e non fa nulla si mischia ai sensi di colpa, all’inadeguatezza, in un’altalena di emozioni e sentimenti difficile da controllare.
Irene è una donna che cade e si rialza, e che sceglie di provare a guarire intraprendendo un viaggio all’interno della sua psiche.

“Non mi interessava in fondo che abusassero del mio corpo: non c’è possesso dell’altro nello scopare, non c’è nulla di intimo, se lo si fa senza amore, amicizia o affetto. Non c’è scambio, non si dà e non si prende niente: la somma algebrica tra il prendere e il dare è uguale a zero. [........] Capivo di star male è vero, ma capivo anche che la mia vita era lì, ferma, immobile, stagnante in una sorta di infinita palude, senza che andasse né avanti né indietro [........] e non sapevo come riprenderla in mano.”

La prefazione del libro è a cura della psicoterapeuta Maria Beatrice Toro, traduzione in francese di Silvia Guzzi.


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