Magazine Diario personale
Qual è l’istante esatto in cui nasce una rivoluzione? Vorrei ritrovare nella mia memoria quel giorno dell’ inverno 1917, quando a un tratto diventò visibile, non solo per gli iniziati, per gli uomini al potere, ma per la folla, per un bambino, per me. Il giorno prima, la rivoluzione era una parola uscita dalle pagine della Storia di Francia o dai romanzi di Dumas padre. Ed ecco che le persone grandi dicevano (senza ancora crederci): «Stiamo andando verso una rivoluzione… Vedrete, tutto questo finirà con una rivoluzione!» Come è successo che la vita ha cessato a un tratto di essere quotidiana? Quand’ è che la politica, disertando i giornali, si è radicata nella nostra esistenza? Quand’ è infine che le espressioni «momenti storici» o «fare la Storia» hanno smesso di essere vocaboli riservati unicamente alle generazioni precedenti e hanno cominciato a poter essere applicati a noi, alla mia governante, la signorina Rose, al dvornik Ivan, al mio insegnante di letteratura, che era un socialista-rivoluzionario, a me? Eppure ci fu un momento in cui la bambina che ero ha capito «che stava succedendo qualcosa», qualcosa di spaventoso, di esaltante, di strano che era la rivoluzione, lo sconvolgimento di tutta la vita.