Quel ponte colorato tra cielo e terra sembra davvero un segno di riconciliazione tra gli elementi naturali. E' dunque naturale che gli antichi Greci identificassero questo particolare fenomeno con una divinità, Iris o Iride, la messaggera dalle ali d'oro. Iride era figlia di Taumante ed Elettra, una delle oceanine generate da Oceano e Teti. Di questa unione parla anche Esiodo nella sua Teogonia:
E Taumante sposò di Oceano dai gorghi profondi la figlia Elettra. Ed Iris veloce diè questa alla luce, con Occhipete e Procella, le Arpie dalle fulgide chiome, che a pari erano a volo coi soffi del vento e gli uccelli, sopra le veloci penne.
Da queste poche righe si deduce che Iride era sorella delle terribili Arpie, ma in realtà non condivideva la loro natura sgradevole. Ella, infatti, era molto avvenente e dolce, e vestiva dei chitoni variopinti, forse formati da gocce iridescenti, i cui colori lasciavano la scia nel cielo fino a formare l'arcobaleno.
Iride e Morfeo
Inutile dire che dai marinai era una divinità ben vista, poiché essi ritenevano che Iride portasse il bel tempo. Per questo le veniva attribuito come sposo il benefico Vento dell'Ovest e si pensava che da questa unione fosse nato addirittura Eros, il dio dell'amore. Ma il fondamentale compito di Iride era portare i messaggi da parte di Era e di Zeus. Una mansione dunque simile a quella di Hermes, dio dai piedi alati, ma con delle sottili differenze. Iride è una divinità che appartiene solo al campo del mito, non a quello del culto, mentre Hermes era una divinità oggetto di venerazione. Inoltre, se Hermes portava messaggi positivi da parte degli dèi, Iride recava invece delle notizie funeste. Basti ricordare che Era inviò Iride per sobillare le donne troiane contro Enea, le quali affondarono la flotta del prode Troiano in Sicilia. I messaggi non erano i soli servigi che Iride rendeva a Era e Zeus. Ella era la devota serva di Era, tant'è che le preparava addirittura il letto prima che la potente dea vi si coricasse con Zeus. Per il padre degli dèi, poi, Iride era solita andare negli Inferi (privilegio molto raro tra gli abitanti dell'Olimpo) per attingere alle acque fredde dello Stige, che venivano impiegate in occasione dei giuramenti solenni degli dèi. Un'ultima sfaccettatura di Iride si può ritrovare nella tradizione romana, poiché veniva qui identificata con Fama, irruente messaggera di Giove che gridava ai quattro venti sia notizie buone che cattive. Per la sua natura, tale divinità veniva raffigurata con ali piene di occhi, bocche e lingue, mentre suonava una o due trombe: una per la verità, l'altra per la menzogna.
Personalmente, però, preferisco pensare all'immagine originaria di Iride e del suo arcobaleno, capaci di portare serenità e pace dopo la burrasca.
Fonti:- CERINOTTI, Angela, Atlante dei miti dell'antica Grecia e di Roma antica, Demetra S.r.l., Colognola ai Colli (VR), 1998, pp. 57, 97;- Sito internet Mitologia Greca, articolo "Iris o Iride";- Sito internet Mitologia e...dintorni, voce "Iride"; - Sito internet Mitologia e...dintorni, voce "Fama";- Wikipedia, voce "Iride".