Parliamo oggi dell’ultima, strabiliante, pellicola ambientata nell’universo Marvel: Iron Man 3. Attenzione non posso parlarne senza fare almeno qualche riferimento al film per quanto chi non l’ha visto non ci capirà nulla.
Dopo lo straordinario successo di The Avengers era tanta l’aspettativa per come sarebbe cambiato l’universo cinematografico Marvel dopo le vicende che avevano visto il mondo sconvolto da alieni e forze paranormali.
In particolare era tanta l’aspettativa per come sarebbe cambiata la vita di Tony Stark dopo aver combatutto insieme ai Vendicatori e aver raggiunto la consapevolezza di non avere, a differenza di Capitan America, Hulk o Thor, reali superpoteri.
Questo terzo capitolo della saga di Iron Man è stato presentato, a partire dai trailer, come una sorta di Dark Knight Rises targato Marvel, con l’eroe ferito, spezzato, depresso che pian piano si risolleva alla ricerca di un riscatto per sé e per tutta l’umanità. Ma Shane Black non è Nolan e, sopratutto, Tony Stark non è Bruce Wayne.

Così, se in una prima parte del film vediamo Tony rifugiarsi nel suo lavoro e a cercare di superare gli attacchi di panico rinchiudendosi all’interno delle sue armature, dopo averne progettate 42 modelli diversi, pian piano si comincia ad assistere ad uno sdoppiamento fra Iron Man, che diventa solo una corazza, un arma, un guscio vuoto, e il vero eroe che diviene Tony Stark, per arrivare all’apoteosi nella scena finale dove tutte le armature vengono in soccorso dell’eroe che le cambia come vestiti vecchi.

Un’altra incognita di questo film era il villain, si sapeva fosse il Mandarino, ma non si sapeva come sarebbe stato reso sul grande schermo. Beh in questo la sceneggiatura è stata geniale rappresentandolo come un terrorista senza patria e senza motivazioni che non fossero l’antiamericanismo e disegnandolo come un Bin Laden simbolo e paravento di altri interessi e sopratutto rendendolo finto come un cartonato da centro commerciale. Il Mandarino è solo un attore di teatro che recita una commedia a sfondo drammatico. Il vero cattivo è il piccolo nerd sfigato, Aldrich Killian che, come nel peggiore dei cliché, ha passato 15 anni a rimuginare sull’affronto subito da Tony Stark con il pensiero di distruggerlo, a partire dal suo affetto per la “dolce” Pepper Potts per poi passare a conquistare il mondo. Un anti-eroe sfigato anche all’apice del suo potere e che appare un perdente anche di

Una considerazione sul futuro Avengers 2. Iron Man 3 ha consacrato Tony Stark a Supereroe relegando ad arma il ruolo di Iron Man ma Tony Stark è Robert Downey Jr. Finché l’eroe era Iron Man, un po’ come per Spiderman o Batman non era importante chi ci fosse dietro la maschera, ma se l’eroe è l’uomo dentro la corazza… tutto ciò per dire che non si può fare Avengers 2 con Iron Man ma senza Robert Downey Jr. Mi astengo invece di parlare del bambino, funzionale alla trama più o meno come il concorso di bellezza per l’elezione di miss Chattanooga.
Un ultimo appunto sulle armature: la Mk42 è davvero orrenda, quasi più della Iron Patriot che, almeno, è volutamente kitsch, tuttavia la scena finale con le armature che combattono da sole contro i cattivi è, in un certo senso, epica.
Ora se la domanda è “Iron Man 3 è un film da vedere?” la risposta è certamente sì ma solo se amate i Supereroi, Indiana Jones e Arma Letale e non avete il poster di Nolan in camera, ed ora, per chi non l’avesse visto, ecco il trailer.