Magazine Cinema
Il filone "cinecomic" mi ha sempre entusiasmato; lo trovo l' ennesimo esempio di come il cinema sia capace di fagocitare qualsiasi cosa e farlo proprio, di conseguenza difficilmente me ne perdo uno e si, ho visto anche quell' orrore di Spawn.
Faccio una piccola premessa: nella battaglia tra le due case madri Marvel e DC io sto dalla parte di quest' ultima: Superman, Batman, Flash evocano un fascino molto più profondo dei loro colleghi vendicatori. L' unico personaggio che mi intriga davvero ma davvero tanto è Silver Surfer, ma visto che i diritti dei Fantastici Quattro non sono di proprietà Marvel credo che la probabilità di vederlo sfrecciare nella galassia sia improbabile.
Tony Stark è stato la pietra focale su cui la Marvel ha creato il progetto The Avengers, grazie al successo del primo capitolo Thor, Capitan America e via discorrendo hanno trovato la via della luce e dell' affermazione. Difficile negare come Iron Man sia un esempio ben riuscito di un cinecomic targato Marvel: ritmo serrato, protagonista istrionico e divertente, colonna sonora aggressiva e assolutamente calzante. Ottima partenza, insomma. Al capitolo numero due invece si registra un passo indietro: troppa carne al fuoco e ritmo che ne risente. Questo terzo capitolo presenta innanzitutto un cambio alla regia dove Jon Favreau lascia spazio a Shame Black, al suo secondo film dopo Kiss, Kiss, Bang, Bang. Inoltre sembra che abbia abbandonato i toni scanzonati e abbia preso una deriva più dark.
Il film parte con la voce fuori campo di Stark che subito filosofeggia sulla creazione di demoni e già dopo 30 secondi mi trovo a storcere il naso. Voglio Iron Man, non il Cavaliere Oscuro. Questa sensazione di essere in sala ad assistere ad una copia sbiadita del film di Nolan non mi abbandona per parecchio tempo, fa anche capolino un rimando al Dottor Manhattan di Watchmen. Tanto Tony Stark, poco Iron Man. Tanta umanità con le relative fragilità e poco supereroe. Questa discesa verso l' introspezione psicologica del personaggio da una parte appare interessante ma alla fine si riduce semplicemente a una parabola di ascesa-caduta-rinascita che nulla aggiunge a quanto già si sapeva e cosi i momenti più riusciti rimangono sempre quelli in cui Tony Stark veste i panni di Iron Man e alcune gag fisiche con l' armatura. Sorvolo invece completamente la parentesi disneyiana con il bimbo nel paesino sperduto perchè quello è veramente troppo. Nonostante questi, a mio modesto parere, difetti che travisano l' impostazione data nel primo film la pellicola scorre via grazie a sequenze di combattimento ben orchestrate, in particolar modo il combattimento finale.Menzione speciale per i titoli di testa (che poi sono in coda): davvero spettacolari.Apro un' altra parentesi. Ma Guy Pearce oramai fa solo ruoli ambigui? Da Il discorso del re in poi ha collezionato una quantità impressionante di personaggi oscuri. E poi quelli del make up con lui si divertono come se fossero davanti a un pupazzo.
Insomma questo Iron Man 3 mi ha lasciato abbastanza deluso. Questa trilogia è partita con il botto per poi scendere di molto nel secondo capitolo e risollevarsi leggermente nel terzo ma senza toccare le vette del primo episodio o la freschezza del personaggio visto in The Avengers. E, dolcis in fundo, la frase pronunciata a epilogo dei titoli di coda dopo la scena "easter egg" mi ha fatto lasciare il cinema con le pive nel sacco. Ma dai.VOTO:
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