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Iron man 3

Creato il 05 maggio 2013 da Ildormiglione @ildormiglione

IRON MAN 3Nell’epoca dei supereroi e di kolossal a loro dedicati, la saga di Iron Man è una di quelle destinate a lasciare maggiormente il segno assieme al Batman di Nolan. Tony Stark e la sua armatura d’acciaio non si sottraggono alla moda del “Noi creiamo i nostri demoni“, fondamento su cui si basava tutta la saga di Batman ed il terzo episodio della saga di Spiderman di Raimi. In tutto questo si contestualizza e si spiega anche un cambio di regia che cerca di indagare l’animo più personale ed introspettivo dell’impavido protagonista. Se nei primi due episodi l’edonismo reaganiano amplificava il proprio significato non solo alle leggi economiche ma anche, e soprattutto, a quelle di politica colonialista tipicamente americana, in questo episodio si tenta di sfatare determinati miti all’insegna di un uomo, e quindi dell’America intera, che deve affrontare i propri demoni, molto spesso autoindotti. E’ inutile quindi far finta di nulla davanti ad un cattivo, ossia il Mandarino di Ben Kingsley, dalle sembianza arabe, che altro non è che specchio dei terrori di un popolo nel post 11 settembre. Tra l’altro l’evoluzione della storia permette di ritrovare altri messaggi simbolici riguardo l’intera guerra in Iraq, ma onde evitare spoiler indesiderati, lasciamo a voi le considerazioni a riguardo. Altra cosa che colpisce per la sua carica simbolica è il ritorno di un passato che spesso sembra assopito ma che in realtà è sempre lì in agguato. Gibran disse “Spesso ci indebitiamo con il futuro per pagare i debiti del passato“, ed è esattamente ciò che succede a Tony Stark in questo ultimo (?) capitolo della saga. L’atteggiamento spocchioso ed indisponente, che tanto però piace al pubblico, caratterizzato dalla mimica facciale teatrale di uno straordinario Robert Downing Jr., in questo film lascia spesso il posto ad un lato nascosto, più sentimentale e buonista, che assume tuttavia i connotati di una maturazione. Mi spiego: nel film il villain, un odioso e sopravvalutato Guy Pearce (inutile nascondere la mia antipatia per un attore che esagera spesso con le interpretazioni finendo con essere insopportabile) nei panni di Extremis, è un uomo “sedotto e abbandonato” da Stark, troppo impegnato ad essere genio, miliardario, misantropo e playboy. A distanza di anni è quindi prevedibile che una delusione del genere crei rancore e rabbia e che porterà i due a confrontarsi in una battaglia dal sapore epico. Ecco spiegato il perchè di una maturazione caratteriale del supereroe più amato del momento, che deve necessariamente essere una forza ispiratrice per il pubblico. Che piaccia o meno, il concetto non è poi del tutto sbagliato, anche se, diciamolo sinceramente, preferivamo un Tony Stark più “stronzo”. Ma tralasciando i pareri personali e tornando al film, c’è poco altro da aggiungere essendo un film, come sempre, visivamente ineccepibile e spettacolare, seppur un tantino privo di colpi di scena degni di nota o imprevedibili (ce ne sono diversi ma sono tutti dannatamente prevedibili ma straordinariamente godibili per via degli effetti speciali). Inoltre a completare il cast vi sono l’enigmatico Mandarino, come anticipato, che permette allo spettatore di rivolgersi al cielo e ringraziare Dio per aver creato Ben Kinglesy; l’immancabile “Pepper” Gwyneth Paltrow che finalmente ha un ruolo un tantino più presente e decisivo, specie nel finale; e Don Cheadle relegato nel suo ruolo in Iron Man, senza particolari degni di nota. Per farla breve e non perdersi ancora in tante parole, Iron Man 3 del regista Shane Black (è lo sceneggiatore di capolavori come “Arma Letale” e “Kiss Kiss Bang Bang“, di cui è anche regista, ma anche di passi falsi come “L’ultimo boy scout“), è un film intelligente ma sicuramente meno iconico e ironico. che è il giusto seguito di “The Avangers” più che di “Iron Man 2“, data la presenza di un compagno ad ogni passo del supereroe che non è  più l’egocentrico ed eccentrico maniaco dell’attenzione dei primi capitoli , ma l’uomo giusto pronto alla battuta ma a anche al sacrificio (come in “The avangers” appunto). Tuttavia, nonostante il godimento degli occhi e a volte del cuore, questo film di circa due ore mette troppa carne al fuoco a discapito della narrazione, che spesso si perde, e di alcuni personaggi che non vengono affrontati nella maniera corretta. Resta un buon film che lascia l’amaro in bocca nonostante un gusto dolce. C’e da sperare in un capitolo successivo?

Voto 6/10



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