Senza importanti riduzioni nell’uso di combustibili fossili la conseguenza è chiara: due terzi del più grande deposito al mondo di carbonio "congelato" potrebbe essere rilasciato in atmosfera imprimendo un’accelerazione spaventosa all’attuale processo di riscaldamento atmosferico già in corso. La diretta conseguenza sarebbe un pianeta per la maggior parte inabitabile.
Questo è dovuto al trend di surriscaldamento dalla calotta artica. Secondo Kevin Schaefer, scienziato del National Snow and Ice Data Center a Boulder nel Colorado, una volta che l’artico si sarà riscaldato abbastanza, le emissioni di carbonio e metano - trattenute attualmente dal permafrost - porteranno ad un processo irreversibile di auto-riscaldamento del pianeta.
"Siamo a meno di 20 anni da questo punto di non ritorno", secondo Schaefer. Mancano 20 anni prima che i 13 milioni di chilometri quadrati di permafrost in Alaska, Canada, Siberia e parti di Europa diventino una delle PRINCIPALI NUOVE FONTI DI EMISSIONE DI CARBONIO.
Nel modello utilizzato per la previsione di un tale scenario si è supporto addirittura un tasso inferiore di emissioni in atmosferica rispetto a quello attuale. Nonostante questa impostazione si stima lo scongelamento tra il 29 e il 60 percento del permfrost mondiale con un rilascio di un extra di 190 miliardi di tonnellate di carbonio entro il 2200.
"La quantità di carbonio che sarà rilasciata sarà equivalente alla metà della quantità di carbonio che è stata GIA’ rilasciata in atmosfera dagli albori dell’era industriale ad oggi", ha detto Schaefer.
Il carbonio supplementare proveniente dallo scongelamento del permafrost potrebbe aumentare le temperature medie nella regione artica da 8 a 10 gradi centigradi comportando un innalzamento medio della temperatura del pianeta di circa 3 gradi.
Cos’è il permafrost?
http://it.wikipedia.org/wiki/Permafrost