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Il modello utilizzato per la stima delle emissioni, inoltre, non include quelle collegate alla grande regione del PERMAFROST SOTTOMARINO. Secondo I.P.S. circa otto milioni di tonnellate di metano gorgogliano verso la superficie dal fondale Siberiano dell’est ogni anno.
Secondo Vladimir Romanovsky della Università dell’Alaska, se solo l’uno per cento del metano sottomarino artico (chiamato anche idrati di metano) raggiungesse l’atmosfera, si potrebbe quadruplicare la quantità di metano attualmente presente in atmosfera.
La cosa più sconcertante, secondo Schaefer, è che nulla di tutto questo è stato preso in considerazione dai politici e da chi prende le decisioni, cercando di tagliare le emissioni di carbonio dell’umanità con l’obiettivo concordato di mantenere la temperatura globale sotto i due gradi centigradi. Non solo, non vi è nemmeno una pallida promessa a livello politico di discutere in merito ad una sorta di “retromarcia” in termini di emissioni in atmosfera. Nulla, come se il problema non esistesse.
Drammatico ancor di più se si considera che se anche tutti i combustibili fossili smettessero di essere utilizzati oggi stesso, la temperatura globale continuerebbe comunque ad aumentare e il disgelo del permafrost durerebbe almeno per altri 20 o 30 anni. Inoltre, avverte Schaefer, una volta che il carbonio legato al permafrost sarà rilasciato, "non vi è alcun modo per rimetterlo nel permafrost". In altre parole: processo IRREVERSIBILE.
Anche se ci fosse un modo per abbassare la febbre del pianeta legata alle attività umane, ci vorrebbe comunque un secolo o più per riformare il permafrost scongelato.
Il permafrost è stato in continuo riscaldamento e scongelamento dal 1980. Un misura effettuata nel 2009 ha riportato che il limite meridionale del permafrost si è ritirato di 130 km negli ultimi 50 anni nella regione del Quebec chiamata James’s Bay. La continua perdita di ghiaccio marino nell’Artico ha già permesso all’Oceano Artico di riscaldarsi abbastanza da far innalzare la temperatura media delle regioni costiere di 3-5°C in più rispetto a 30 anni fa e permettendo così un ulteriore accelerazione del processo di scioglimento dei ghiacci. In gergo ingegneristico: un ciclo di loop senza uscita.
Il punto di non ritorno, secondo molti scienziati, potrebbe già essere stato superato.
