ISIS: ordigni al cloro a Mosul. Sale nel Regno Unito il timore di un attacco chimico nella capitale.
L’utilizzo di IED al cloro da parte dello Stato Islamico in Iraq accende nel Regno Unito i timori di attentati terroristici con l’ausilio di gas tossici. Londra e le capitali europee nel mirino di una nuova minaccia?
Una forte esplosione seguita da una nube arancione, questo è quanto compare nei fotogrammi di un video amatoriale girato la scorsa settimana in Iraq. Lo spettro delle armi chimiche in Medioriente torna alla ribalta dopo mesi dal loro ultimo utilizzo nella guerra civile siriana.
Photo credit: Gwydion M. Williams / Foter / CC BY
Le armi chimiche: una minaccia latente
L’importante città irachena di Mosul, sotto il controllo dello Stato Islamico, si appresta in questi giorni ad essere il bersaglio di un’imponente controffensiva di terra da parte della Coalizione formata da truppe lealiste e curdi iracheni. Le prime ricognizioni alla periferia della città hanno tuttavia rivelato un’inquietante scoperta, la città è protetta da ordigni improvvisati arricchiti con un agente chimico molto aggressivo, il cloro.
Tale elemento, appartenente alla classe dei gas asfissianti, venne utilizzato per la prima volta durante la Grande Guerra, sul fronte occidentale, da parte delle truppe tedesche impegnate nella seconda battaglia di Ypres. Dalle granate esplose dall’artiglieria imperiale si sprigionò una letale nube color arancio, che, trasportata dal vento verso le trincee nemiche, soprese gli ignari soldati francesi e algerini. I danni sul corpo umano causati da questo agente, sono direttamente proporzionali alla sua quantità impiegata: irritazioni alle vie respiratorie e alla pelle, respirazione difficoltosa, morte per asfissia. Sebbene le armi chimiche in guerra rappresentino tutt’ora una pericolosa minaccia, dovuta principalmente all’effetto sorpresa, gli eserciti oggigiorno, con il giusto equipaggiamento, sono in grado di fornire una protezione quasi totale ai propri soldati. Lo stesso discorso purtroppo non vale per la popolazione civile in tempo di pace, sprovvista di maschere, indumenti protettivi e rifugi.
Londra torna a tremare
L’utilizzo di questi ordigni da parte dello Stato Islamico, ha risvegliato nel Regno Unito il timore di un possibile attacco chimico nella capitale. In una recente intervista apparsa sul Daily Mirror, l’ex ufficiale inglese Hamish de Bretton-Gordon, uno dei massimi esperti mondiali in materia di guerra chimica, ha paventato il rischio che cellule di jihadisti possano utilizzare il gas a base di cloro contro obiettivi primari come stazioni, mezzi di trasporto pubblici o manifestazioni sportive nella capitale. La legislazione del Regno Unito difatti, seppure assai proibitiva in merito all’acquisto di armi o oggetti considerati potenzialmente pericolosi, è al contrario carente in materia di componenti chimiche. Per cui, se per potenziali attentatori poter acquistare esplosivi o armi da fuoco all’interno del territorio britannico non risulti semplice, indubbiamente lo sarà accumulare quantità letali di sostanze chimiche di uso comune come il cloro.
Non è la prima volta che la popolazione inglese si trova a dover affrontare una minaccia chimica. Nel 1940 infatti, all’apice dei bombardamenti tedeschi sulle città del Regno Unito, alla popolazione civile vennero distribuite maschere protettive, nel timore che, dagli aerei nemici, potessero essere sganciate granate armate con gas. Erano tuttavia tempi diversi, Londra era in guerra già da un anno contro una nazione di cui si conosceva il possesso di tali armi, e soprattutto, era possibile coi radar prevedere l’arrivo dei bombardieri, lanciando così l’allarme tra la popolazione.
Difficoltà di prevenzione
Al contrario oggi non è possibile fornire una previsione certa e il rischio di attacchi di questo tipo è sempre presente, soprattutto alla luce di quanto accaduto a Tokyo nel 1996, quando l’uso di gas Sarin nella metropolitana, ad opera della setta religiosa Aum Shinrikyo, causò 13 morti e più di 6000 casi d’intossicazione. Sebbene siano passati quasi vent’anni dall’attentato nella capitale nipponica, i sistemi di sicurezza nelle metropoli d’occidente non sembrano aver subito un’evoluzione sostanziale in materia di prevenzione NBC (nucleare, chimica e batteriologica) mentre il monitoraggio da parte di forze dell’ordine e sicurezza continua a rimanere l’unico strumento efficacie, seppur non perfetto, relativamente ad attacchi di questo tipo. La carenza in materia legislativa sull’acquisto di sostanze chimiche pericolose poi, basti notare la crescita esponenziale di aggressioni con l’acido negli ultimi anni, unita alla semplicità di reperimento e trasporto, hanno di fatto contribuito a fare di queste una delle minacce più complesse per la sicurezza delle nostre società. A quanto già detto bisogna difatti aggiungere che, per quanto riguarda i sistemi di controllo e gli scanner, rilevare la presenza di sostanze gassose pericolose è assai più difficoltoso rispetto ad esplosivi, liquidi ed oggetti metallici.
Il potenziale chimico dell’ISIS
Nella sua analisi, De Bretton-Gordon conclude affermando che la presenza di armi chimiche in Medioriente è stata negli ultimi vent’anni assai frequente, dalla guerra tra Iraq e Iran per lo stretto dello Shatt al-‘Arab a quella civile siriana. L’ISIS non costituisce quindi una novità alla luce delle esperienze precedenti.
Con la presa di Mosul il Califfato è riuscito a mettere le mani su un grosso impianto per la produzione di cloro e i timori delle forze regolari irachene di un suo massiccio accumulo a fini militari, è stato in questi giorni in parte comprovato. Tuttavia non sono note le quantità di cloro finora raccolte e pronte all’uso da parte dei miliziani mentre il timore che il Califfato possa essere in possesso di ulteriori agenti chimici, ancora più letali come l’iprite o il sarin, resta. Lo Stato Islamico, seppur non ancora in rotta, si trova in questi ultimi mesi costretto a cedere terreno alla Coalizione ed è probabile che cercherà di dar fondo ad ogni asso nella manica rimastogli, armi chimiche comprese. Seppur non esistano prove di un attentati imminenti verso Londra o altre metropoli europee ad opera dell’ISIS, l’imprevedibilità e la paura persistono mentre i servizi di sicurezza si preparano ad affrontare l’ennesima sfida lanciata dal terrorismo.
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