Tale discorso avrà luogo alle ore 9 locali (le 3 del mattino italiane), in diretta dalla Casa Bianca, e Obama specificherà che, pur intervenendo militarmente in Siria e Iraq, non si manderanno uomini a combattere. Il primo cittadino statunitense è fin troppo consapevole che gli americani ancora non hanno digerito i disastri militari in Medio-Oriente dopo l’11 settembre 2001.
I raid aerei in Iraq proseguono invece senza sosta, e attualmente sono a oltre 150 dall’inizio della campagna anti-Isis. Obama sarebbe pronto ad agire in tal senso anche in Siria, e il Washington Post asserisce che, secondo la Casa Bianca, il presidente potrebbe intervenire anche senza l’approvazione del Congresso. Avrebbe facoltà di farlo, se c’è in ballo la sicurezza nazionale. Il capo della White House punta anche ad una vasta coalizione internazionale per indebolire l’Isis, e ha inviato in Medio Oriente Kerry, che incontrerà i ministri Esteri di Egitto, Giordania, Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar , Kuwait, Barhein e Oman.
Intanto, gli ultimi sondaggi hanno rilevato il consenso dei cittadini alle campagne militari in Siria e Iraq, probabilmente anche grazie all’orrore suscitato nella gente dai video delle uccisioni di Foley e Sotloff. La popolarità di Obama resta invece, almeno per ora, ai minimi storici: la politica estera del presidente è ritenuta “troppo cauta, e perciò fallimentare”. Il discorso che il leader Usa pronuncerà alla Casa Bianca sarà proprio volto a smentire quest’opinione, e qualcuno non esita a definirlo “il più importante che pronuncerà dall’inizio del suo mandato”.
L’appoggio di Camera e Senato garantirebbe infatti una maggiore riuscita della sua strategia, ma il New York Times afferma che il presidente si trova a fronteggiare un Congresso diviso. Molti membri vorrebbero infatti giungere a un voto che autorizzi l’uso della forza, mentre i 2 capi di Camera e Senato preferirebbero evitare un voto dagli esiti incerti a 8 settimane dal midterm, le elezioni di metà mandato.