ISIS, terzo ostaggio decapitato, le ‘mappe’ dello Stato Islamico

Creato il 14 settembre 2014 da Candidonews @Candidonews

Terzo ostaggio decapitato dagli islamici jihadisti. Il britannico David Haines. Obama prepara un piano per combattere lo Stato Islamico ma non mancano i problemi, eccoli elencati da Il Post:

[..]molte cose del piano americano non sono ancora state chiarite e rimangono molto confuse. Si tratta di problemi che condizionano direttamente la realizzazione del piano e che minano la già debole credibilità dell’azione americana in Medio Oriente. Il piano, in sintesi, prevede una serie di attacchi aerei contro l’IS in Siria e in Iraq e la creazione di centri di addestramento per i ribelli moderati siriani in Arabia Saudita, con un generale appoggio dei paesi arabi della regione. Obama si trova ora di fronte a quattro grandi problemi:

1. Esistono i ribelli siriani moderati?

Dopo oltre tre anni di guerra civile, le milizie che combattono il regime siriano – e che combattono spesso anche tra di loro – sono centinaia, legate per lo più a città o a piccoli villaggi. I gruppi che fino a un anno fa venivano considerati più “moderati” hanno stretto alleanze con gli islamisti per ottenere sostegno e armi, oppure banalmente per sopravvivere; oppure hanno cominciato a combattere a fianco del Fronte al Nusra, la milizia che rappresenta al Qaida in Siria e che per diversi mesi tra il 2011 e il 2012 è stata considerata la più estremista nella guerra siriana
2. La riluttanza dei paesi arabi sull’IS
Tre dei maggiori alleati degli Stati Uniti in Medio Oriente – Giordania, Turchia ed Egittosono rimasti molto cauti sul piano annunciato da Obama. L’Egitto, tramite il suo viceministro degli Esteri, ha detto che il governo del Cairo ha già abbastanza problemi a combattere il suo “terrorismo interno”, ovvero il movimento islamista dei Fratelli Musulmani. Il re della Giordania Abdullah II ha detto mercoledì scorso al segretario di stato americano John Kerry che per il suo paese “la causa palestinese rimane il centro del conflitto nella regione” e ora la priorità è la ricostruzione della Striscia di Gaza. La Turchia ha espresso grandi preoccupazioni per la sorte dei 49 dipendenti del governo turco catturati dall’IS nella città irachena di Mosul. Il timore di un’eventuale rappresaglia da parte dello Stato Islamico nei confronti degli ostaggi è il motivo per cui molto probabilmente il governo di Ankara non farà dichiarazioni pubbliche di appoggio al piano americano (la Turchia comunque non ha firmato il comunicato congiunto di Stati Uniti e paesi arabi che sostiene la lotta contro l’IS, forse anche in chiave anti-curda).
3. Non è che è l’Iran a beneficiarne?
Lo scetticismo dei paesi arabi del Medio Oriente dipende anche dai benefici che potrebbe ottenere l’Iran dall’indebolimento o della distruzione dell’IS. L’Iran è un paese a maggioranza sciita ed è considerato una minaccia alla sicurezza di alcuni stati mediorientali alleati con gli Stati Uniti, tra cui l’Arabia Saudita (sunnita) e Israele
4. La confusione sul ruolo del Congresso
Negli ultimi due giorni l’amministrazione Obama ha ribadito che non serve un voto del Congresso per iniziare gli attacchi bensì di avere bisogno di un’autorizzazione del Congresso per avviare il programma di addestramento e di equipaggiamento dell’opposizione moderata siriana. Diversi deputati e senatori la pensano diversamente.[..]

Dalle cartine seguenti potete vedere come i territori controllati dallo Stato Islamico siano ricchi di petrolio ed oleodotti. Anche per questo l’Occidente è cosi attento ai destini dei due Paesi.


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