Isola di Pasqua
Partiamo dal titolo:
Isola di Pasqua, Atlantide, Petra e Nomadelfia cos’hanno in comune?
Innanzitutto l’alone di mistero e di fascino che le circonda; per l’isola di Pasqua si tratta delle sue 400 statue giganti che troneggiano come degli dei sopra i prati ai piedi dei monti e davanti all’oceano silente; per Atlantide si tratta della leggenda che da sempre la riguarda e la racconta tramandandocela come un sogno, un mito sospeso e perduto nella memoria senza tempo delle civiltà passate ma che in qualche modo non ci rassegnamo a lasciare morire; per Petra si tratta della suo essere stata costruita nella pietra stessa, tanto che viene anche detta la città perduta che per lungo tempo rimase nascosta perché mimetizzata nella montagna stessa che la proteggeva come una rosa specialissima e delicata; per Nomadelfia si tratta del suo essere un popolo che sceglie contro ogni logica atea ed agnostica di vivere il senso di solidarietà perfettamente e nel suo più autentico spirito evangelico. Delle quattro l’unica perfettamente vivente e vitale nel suo spirito di testimone del tempo che rimane ancorato alle radici della storia.
Oltre al mistero ed all’indiscutibile fascino emerge un altro elemento in comune; l’attenzione rivolta alla religione, al pensiero spirituale; è stato lo spirito religioso che ha portato semplici uomini ad erigere statue come fari immortali a difesa di un mondo desiderato incontaminato e felice; è stato lo stesso spirito religioso che ha portato Atlantide a diventare quell’ immaginifica città-castello espressione di inesauribile saggezza e bellezza; lo stesso dicasi per Petra che viene ricollegata ai tesori dei magnifici Templari; più che mai dicasi per Nomadelfia che come un germoglio rarissimo e suadente non ha ancora smesso di sedurre gente nuova, gente se vogliamo curiosa, bizzarra, anacronistica o forse semplicemente gente vera, gente semplice, gente diversa.
Altre cose che hanno in comune: Petra e l’isola di Pasqua sono entrambi luoghi dichiarati patrimoni dell’Unesco; non ancora questa dichiarazione vale per Nomadelfia che di architettonico non ha molto perché la bellezza della sua struttura è tutta interiore, è tutta antropologica, è tutta spirituale…ma non ho esitazioni a definire questa comunità patrimonio dell’universo e non solo dell’Unesco. E naturalmente questo valore aggiunto non può essere attribuibile ad Atlantide che però se fosse accessibile come luogo reale e non solo come luogo della memoria o della fantasia, ovviamente non potrebbe mancare in questa lista.
Riflettendo ancora si potrebbero trovare altri punti in comune; tutti questi quattro mondi pur essendo nel mondo più o meno visibile non sono totalmente del mondo, come se gli volessero sfuggirgli, come se volessero conservare la loro in contaminazione. Vedi Petra che per essere raggiunta obbliga ad itinerari non esattamente semplici; vedi l’isola di Pasqua che è un luogo assolutamente isolato; vedi Atlantide che ha voluto addirittura sprofondarsi in fondo all’oceano; vedi Nomadelfia che ha fatto della sua diversità una missione, uno statuto esplicito e dichiarato.
Insomma, nel cuore amiamo l’irraggiungibile, ciò che si distingue, mentre nella vita quotidiana contiamo i passi che ci separano da questo ideale di perfezione e di saggezza.
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