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isola di pasqua, l'ombelico del mondo, tra mistero e bellezza
Creato il 17 settembre 2009 da FilippovoyagerVedendo la carta geografica quasi si pensa ad un errore di stampa se si guarda nell'oceano pacifico, a sud, abbastanza vicino al continente americano; in realtà così non è, non c'è alcun errore, il puntino verde che si vede non è un errore di stampa, ma un'isola: l'Isola di Pasqua.
Questo luogo, al centro di leggende e storie, è un vero e proprio "paradiso" terrestre; la conformazione, infatti, vede un mare stupendo e, vedendo tutt'attorno, non si riesce a scorgere nessun altro luogo, né il Cile(stato di cui fa parte l'isola) né altro. Sono presenti grandi vulcani "a cono" spenti, in cui, ormai, si è concentrata l'acqua via via piovuta o comunque emersa in superficie da falde all'interno della crosta terrestre e dall'Oceano; ci sono montagne bellissime e piante stupende. Insomma, siamo in un luogo letteralemente stupendo in cui l'ospitalità è massima e che attira a sé l'attenzione di tutto il pianeta per un'antica civiltà, ancora da scoprire fino in fondo che, fin dai primi contatti col mondo occidentale ha affascinato.
Ma andiamo con ordine. Nel 1786, un artista di bordo di una spedizione guidata dal francese La Perouse che giunse su una piccola isola nel Pacifico, rapprsentò una scena alquanto insolita: grandi statue di busti umani con grossi copricapi facevano da sfondo al disegno in cui, oltretutto, erano presenti indigeni con caratteristiche simile a quelle di noi europei. Come è possibile? Procediamo, come sempre, per gradi. I nativi chiamano questo luogo "Rapa Nui", cioè ombelico del mondo; ma il nome con cui la conosciamo, Pasqua, è dovuto alla scoperta, avvenuta il giorno di Pasqua dell'anno 1722 dall'ammiraglio olandese Jacob Roggeveen, a cui è stata attribuita la paternità della scoperta. Ma già in precedenza l'isola e i suoi abitanti era stata visitata, per quanto inaccessibile. In ogni caso, dopo un primo scontro in cui perirono una dozzina di indigeni contro gli uomini dell'ammiraglio e delle sue armi da fuoco, il re dell'Isola riuscì a comunicare con Roggeveen e gli confidò che lui e gli altri abitanti erano gli ultimi di un antico popolo. Ma chi erano gli indigeni dell'isola e da dove venivano? Possibile che le statue che ci hanno lasciato siano i loro avi rappresentati? Certo è che il fascino principale dell'isola sta proprio in queste statue, i Moai. Queste sono realizzate da monoliti di pietra vulcanica, realizzati ancora non si sa bene come, ma è chiaro che la cava da cui si è ricavato il materiale e in cui si scolpivano queste enormi statue è proprio il vulcano principe dell'isola, in quanto si è rinvenuto proprio un Moai intagliato nel vulcano, ancora da ultimare. Le tracce dei primi abitanti dellisola risalgono circa al 300 d.C., quando delle canoe giunsero dalla Polinesia, guidate seguendo, probabilmente le migrazioni di alcuni uccelli. In ogni caso, si narra anche di una storia, quella degli abitanti provenienti da Est, "le orecchie lunghe", e quelli provenienti da ovest, le "orecchie corte"; con i primi che comandavano e che comandarono fino a quando un giorno, tra il 1680 ed il 1774, i membri delle "Orecchie Lunghe" dettero ordine alle "Orecchie Corte" di gettare in mare i Moai. Gli schiavi, però, rifiutarono e ne seguì un vero e proprio scontro, cruentissimo, in cui le "Orecchie Corte" trucidarono i loro padroni e ne bruciarono i corpi; e recenti scavi hanno trovato una trincea con diversi resti umani bruciate. Ma come mai, questi uomini si erano avventurati qui? E poi, cosa rappresentavano per loro i Moai? C'è da dire, anzitutto, che questi indigeni praticavano in certi casi(sovrannumero di abitanti) il cannibalismo e, per questo, le abitazioni dell'isola hanno tutte un'entrata tipo igloo, in cui per entrare bisogna andare a carponi, esponendo la testa a chi è dentro. Era quindi un popolo particolare, che aveva queste grandi sculture, i Moai, posti su pietre sacre dette "ahu" e che poi passarono alla venerazione del Dio-uccello, fino al 1878, una religione, se così la si può definire, comune a più popoli distinti del mondo, come fosse una coscienza comune, tipo popolazioni celtiche, africane, arabe e quant'altro. Come riuscirono gli indigeni di Rapa Nui a trasportare fino a "vicino" al mare i Moai, appunto? Queste enormi statue sono rivolte tutte verso il mare e sono disposte secondo file vere e proprie. Secondo la palinologia, la scienza che studia i pollini, sulle statue sono stati trovati pollini di Hau Hau, l'albero della corda, e di toromiro, l'albero per bruciare. Questo studio potrebbe confermare le ipotesi secondo le quali queste statue sarebbero state fatte scorrere su questi legni, disposte a mo' di piattaforme. Contemporaneamente, però, si sa anche che circa nell'800 d.C. un grande incendio ha fatto scomparire un'intera foresta subtropicale. Ma allora, se non c'erano legni a sufficienza, come era stato possibile portare i Moai fino agli ahu? La quantità di teorie a riguardo è molto elevata, ma una fa riferimento agli elefanti; infatti, l'armata del guerriero mongolo Kublai Kahn, mandata ad invadere il Giappone, avrebbe avuto migliaia di barche cariche di elefanti, ma oltre cinquemila si dispersero nell'Oceano a seguito di una tempesta. Alcune di queste sarebbero naufragate a Rapa Nui. Questa teoria, però, non è molto probabile. In ogni caso, il fascino dell'isola rimane invariato e c'è chi lo ricollega ad una delle storie più fantastiche conosciute: il mito di Atlantide, o Mu o Lemuria che dir si voglia. Infatti sull'isola sono stati trovati dei caratteri, su delle tavolette lignee chiamate Rongo Rongo, con un alfabeto estremamente simile a quello rinvenuto a Mohenjo-Daro, in India che, per essere raggiunto, necessità di circumnavigare metà sud-America, doppiare il Capo di Buona Speranza, e poi risalire l'Oceano Indiano. Insomma, non proprio uno "scherzo" per l'epoca. In ogni caso le tavolette c'è chi sostiene, il Prof. Fisher su "New Scientist", che i tsti sarebbero sacri e rappresenterebbero la creazione. Per altri, non "ufficiali", invece, i Rongo Rongo rappresenterebbero invece un manuale di istruzioni per la costruzione di un reattore energetico. Tante le teorie, ma ancora la realtà resta un mito, l'unica certezza è rappresentata dai Moai, fermi e fieri, indissolubili e immortali impronte della civiltà di Rapa Nui, ancora così misteriosa e così lontana. Le teorie si seguiranno ancora per molto, ma siamo certi che, quando la realtà emergerà dall'ombra dei secoli sarà comunque affascinante e ricca di cultura.
Questo post, vi informo, è l'ultimo fino a settebre. Parto per le vacanze e torno ad inizio settembre. Auguro, allora, a tutti i visitatori Buone vacanze! Riprenderemo il nostro viaggio a settembre. Ciao a tutti!
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