Lunedì 15 luglio è giunta una notizia che nessuno vorrebbe mai sentire, primo perché è morta una ragazzina di soli 15 anni, e secondo perché la sua morte è legata alla famigerata figura di uno squalo. L’evento contribuisce ad incrementare la fobia che l’uomo ha da sempre nei confronti di questi animali, e sembra fornire la prova che essi siano effettivamente dei mostri mangiatori di uomini.
Con il massimo rispetto per la morte, sempre e comunque, sentiamo di affermare che invece non è esattamente così.
Alla Reunion, isola francese nell’oceano Indiano, collocata a pochi km ad est dal Madagascar, una ragazza di 15 anni è stata attaccata e uccisa da uno squalo mentre faceva il bagno a pochi metri dalla riva.
Purtroppo si tratta del secondo attacco mortale di uno squalo dall’inizio dell’anno. Da racconti di chi ha visitato l’isola, è noto che in alcuni tratti di mare vige il divieto di balneazione. La zona è frequentata dagli squali e i bagni in mare non sono sicuri, a meno che non sia una zona consentita.
Secondo le autorità locali si tratta del quinto attacco di squalo sull’isola dal 2011 ad oggi. L’ultimo risale all’8 maggio scorso quando un turista di 36 anni, in viaggio di nozze, è stato ucciso mentre faceva surf. La prefettura in proposito all’attacco della ragazzina ha detto che “intorno alle 14,15 una bagnante equipaggiata di maschera e boccaglio è stata vittima dell’attacco di uno squalo a pochi metri dalla riva, nei pressi del cimitero marino di Saint-Paul”.
L’adolescente stava per la precisione facendo snorkeling dalle parti di Saint Paul Bay, un’area in cui le autorità locali hanno vietato la balneazione proprio a causa della massiccia presenza di squali.
Secondo Gina Hoarau, direttrice del dipartimento di sicurezza pubblica di Saint-Paul, “l’adolescente stava nuotando a meno di 5 metri dalla riva”. Ed ecco la particolarità di quest’attacco: lo squalo si è spinto vicino alla costa.
“Una parte del suo corpo è stata portata via dallo squalo”, continua la Hoarau “Pompieri, bagnini e un elicottero della gendarmerie hanno cominciato le ricerche”. La ragazzina viveva con la madre in Francia, ed era in vacanza alla Reunion col padre. Stava facendo il bagno con una coetanea, che era appena uscita dall’acqua al momento del dramma, e fortunatamente è rimasta illesa.
“Le condizioni dell’attacco sono sorprendenti” ha concluso la Hoarau “Non pensavamo che uno squalo potesse venire così vicino alla costa”.
È infatti la prima volta che una persona viene uccisa mentre fa il bagno sull’isola a est del Madagascar. Tutte le vittime precedenti sono morte mentre facevano surf, quindi, si suppone, a ben altre profondità. Già l’estate scorsa le autorità dell’isola avevano sollecitato nuotatori, velisti, surfisti a segnalare ogni avvistamento di squali, in modo da poter redigere una “cartografia” della loro presenza. Venne anche autorizzata la caccia allo squalo, decisione che raccolse forti critiche da parte delle associazioni ambientaliste. Prima fra tutte la Fondazione Brigitte Bardot che in un comunicato la definì “scandalosa”.
Interessante sarebbe capire quale specie di squalo possa essere stata responsabile dell’attacco, e perché il pesce si sia spinto così vicino alla costa. Un motivo c’è sempre. Ed ancora, se lo squalo che ha attaccato a maggio possa essere il medesimo, perché in quel caso potrebbe esserci uno “squalo territoriale, che non si allontanerà da quel braccio di mare fino a quando troverà cibo”.
Nonostante la citazione del film Lo squalo di Spielberg, l’oceano per queste creature non rappresenta un campo da gioco, bensì il loro habitat. Questi predatori che hanno ruolo essenziale per la preservazione della biodiversità marina, raramente si spingono vicino alla riva.
Particolari condizioni di disagio possono averlo portato vicino ai bagnanti, oppure qualcosa lo ha attratto. In genere, sono gli individui più deboli e malati a “cacciare” sotto costa. Proprio perché essi non sono più agili e veloci come un tempo, hanno maggiori possibilità di trovare cibo, rispetto al mare aperto.
A volte una zona viene involontariamente “pasturata” e questo attira lo squalo, come negli attacchi verificatisi in Mar Rosso circa due anni fa, che poi si è dimostrato essere opera degli stessi abitanti che per festeggiare una evento religioso, buttavano in mare carcasse di animali come vittime sacrificali.
Sfatiamo quindi il mito dello squalo killer diffuso dal film di Spielberg. Questo animale agisce per istinto, nell’immediato e in lui non c’è premeditazione. E chi ha la sventura di trovarsi sul suo cammino, ne paga le conseguenze. Chiunque si trovi nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Nonostante la tragedia immane, dove ha perso la vita una giovane ragazza in modo atroce, attacchi simili sono davvero molto rari.
Mentre ci stingiamo attorno alla famiglia della piccola ragazza francese, e a tutte le famiglie che hanno perso una vita in circostanze simili, non possiamo fare altro che raccomandare a tutti di stare lontano dalle aree dove vige il divieto di balneazione. Occorre fare una vasta opera di sensibilizzazione, affinché la gente impari a conoscere queste enigmatiche creature. L’informazione porterebbe ad evitare situazioni che possano mettere in pericolo. Tenere lontano uomini e squali, sembra al momento la risposta più sensata al problema. Affinché non si verifichino più simili tragedie.
Written by Cristina Biolcati