Ci sono due racconti che attendono di vedere la luce. Entrambi sono piuttosto datati. Il primo è inedito, undicimila parole scritte per un’antologia a ispirazione lovecraftiana che poi non fu più realizzata*. Il secondo venne pubblicato nel lontano 2008 su una webzine, ma da allora l’ho rivisto, editato e leggermente ampliato. Duemilacinquecento parole circa.
C’è un tema che accomuna i due racconti: l’isola maledetta. La prima si trova in Italia (nell’arcipelago Toscano), la seconda in Grecia, nell’arcipelago delle Cicladi.
La questione dell’isola misteriosa mi affascina da sempre. Ne sono conquistato fin dai tempi in cui divorai l’edizione per bambini de L’Odissea, e subito dopo L’Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson. Forse è anche per questo che apprezzai tanto Lost, quantomeno prima del deragliamento totale della sceneggiatura.
Tuttavia i miei due racconti, che riunirò a breve in un unico ebook, sono ispirate alle atmosfere di due vecchi film del terrore.
Il primo film a cui mi riferisco è L’Isola degli Uomini Pesce.
Il tenente di un’imbarcazione francese, la Cayenne, incaricato di sorvegliare alcuni pericolosi criminali durante il loro trasporto via mare in un carcere, a seguito dell’affondamento del battello, naufragherà con i criminali su una misteriosa e apparentemente deserta isola. Ma non tarderà a scoprire che l’isola non è deserta ma è abitata da terrificanti e fameliche creature a metà tra uomini e pesci e che sembrano essere legati in qualche modo alla scomparsa della vecchia civiltà di Atlantide. (fonte: Horrormovie.it)
Pellicola sconosciuta o dimenticata, sicuramente appartenente ai b-movie, ma ricca di fascino e di spunti interessanti.
Era l’anno 1979 quando Sergio Martino realizzò L’Isola degli Uomini Pesce. Il film è qualcosa a metà tra l’horror e il film d’avventura in toni adulti. Gli spunti vagamente lovecraftiani (la civiltà perduta, gli uomini-pesce che ricordano gli Abitatori del Profondo) arricchiscono la pellicola, quantomeno agli occhi di un appassionato del fantastico.
La scarsità di budget viene colmata dalle atmosfere azzeccate e dal buon cast messo insieme da Martino.
Il secondo film che mi sento di citare è il famigerato Antrophopagus. di Joe d’Amato. Uno degli horror più discussi degli anni ’80.
La storia si svolge su un’isola greca. Alcuni turisti si trovano in vacanza da quelle parti, quando un misterioso assassino inizia ad uccidere nei modi più orrendi. Un gruppo di amici si reca sul posto su suggerimento di una ragazza conosciuta ad Atene (Tisa Farrow). Sulla barca iniziano i primi segni di nervosismo, quando una componente del gruppo (Zora Kerova) legge i tarocchi e nota qualcosa di negativo nel viaggio. Giunti sull’isola, i ragazzi vanno alla ricerca di un posto per mangiare e dormire, ma nel villaggio sembra non esserci anima viva. Scopriranno solo cadaveri ormai in putrefazione degli abitanti. (Fonte: Splattercontainer)
Antropophagus è davvero una cosa truce. Non è stata la storia dell’assassino cannibale a ispirare uno dei miei due racconti in questione, bensì le atmosfere dell’isoletta greca abbandonata, i suoi vicoli deserti, le case trascurate e spopolate.
Comunque, col senno di poi, Antropophagus è un film che mi sento di promuovere, se contestualizzato nel suo genere. Se non altro riesce a ispirare vero senso dell’orrore, senza ricorrere a mezzucci comodi per attirare gli spettatori più giovani (l’unico pubblico che pare interessare ai produttori di oggi).
Per farla breve nelle prossime settimane potrete leggere, se lo vorrete, Isole del Terrore. Poi mi saprete dire.
* Ora che lo sto editando ricordo che questo racconto nacque anche come una sorta di prequel (autoconclusivo) di un ebook che diversi mesi fa ho rivisto, corretto, espanso e pubblicato: Specie Dominante. Temi lovecraftiani mixati con atmosfere alla 28 giorni dopo…
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