"Comet ISON is gone". "La cometa ISON se n'è andata". Questo il laconico commento dell'ESA ieri sera sulla cometa, parzialmente corretto stamattina. Le ultime riprese della sonda ESA/NASA SoHO hanno infatti evidenziato che forse non tutto il nucleo della cometa è andato distrutto. Ma è ben poca cosa, come commenta Gian Paolo Tozzi (INAF): "Sono sopravvissuti solo grani piuttosto grossi di polveri non vaporizzati che proseguono la loro traiettoria. Ormai alla ISON possiamo dirgli addio".
di Marco Galliani 29/11/2013 13:35L’ultima immagine ripresa stamani alle 9:22 UT (le 10:22 italiane) dall’osservatorio spaziale SoHO di NASA/ESA in cui è visibile un bagliore sopra il disco solare. Ciò che rimane della cometa ISON in allontanamento dalla nostra stella. Crediti: SoHO/NASA/ESA
E’ davvero un triste epilogo quello che sta consolidandosi in queste ore per la cometa ISON dopo il suo passaggio ravvicinato attorno al Sole di ieri sera. Un passaggio che si è rivelato troppo ravvicinato per la struttura del suo nucleo, che non ha resistito al calore, al flusso di radiazione elettromagnetica e al bombardamento di particelle emessi dalla nostra stella. ISON si è così disgregata ancor prima di arrivare al punto di minima distanza dal Sole, come dimostrano le immagini del coronografo LASCO, uno degli strumenti a bordo della sonda SoHO che sorveglia costantemente il Sole. Un incremento sensibile di luminosità seguito da un repentino ‘spegnimento’ della cometa è infatti visibile nelle riprese di LASCO prima del suo passaggio al perielio.
Laconico e senza appello il commento degli esperti dell’Agenzia spaziale europea ESA postato immediatamente: “Comet ISON is gone”, ovvero “La cometa ISON se ne è andata”.
La cometa, o meglio, quel che è rimasto di essa, fa invero la sua apparizione nelle immagini che SoHO sta inviando a Terra nelle ultime ore (l’ultima che abbiamo visionato riporta l’ora delle 9:22 UT, ovvero le 10:22 ora italiana). Un nuovo bagliore sembra riportare un po’ di speranza tanto che l’ESA in un tweet corregge il tiro, affermando che forse non tutta la cometa è andata distrutta.
Ma le aspettative degli esperti non sono per niente rosee, come ci racconta Gian Paolo Tozzi, astrofisico INAF che ha seguito le ultime ore della cometa ISON con il radiotelescopio di Medicina (Bologna) dell’INAF-Istituto di Radioastronomia e che abbiamo contattato telefonicamente pochi minuti fa: “Già ieri mattina avevamo constatato dalle riprese di SoHO che c’era qualcosa di strano. La cometa aveva cambiato aspetto: prima aveva un nucleo ben definito che poi diventava sempre più debole e puntiforme, un processo tipico di quando una cometa frammenta, il suo nucleo si dissolve e rimane solo parte della coda”.
“Poi stamattina, rivedendo le nuove immagini, qualcosa è riapparso” prosegue il ricercatore. “Questi però sono grani piuttosto grossi di polveri non vaporizzati che proseguono la loro traiettoria. Ormai alla ISON possiamo dirgli addio”.
Svaniscono così, con la cometa o almeno gran parte di essa, le attese e le speranze di vedere il cielo di dicembre solcato dall’astro chiomato e visibile in tutto il suo splendore anche ad occhio nudo.
Il ‘sacrificio’ della ISON però non sarà sicuramente vano, perché gli astronomi di tutto il mondo che la stavano seguendo e stanno ancora puntando i loro telescopi e strumenti su di essa, hanno raccolto informazioni preziose sulla sua composizione e sulla sua struttura.
“Nei giorni precedenti al passaggio al perielio della cometa ISON abbiamo raccolto numerose ore di osservazioni e dati sugli spettri di emissione con la parabola da 32 metri di Medicina” dice Sara Faggi, del gruppo di ricerca dell’INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri che ha condotto le osservazioni, uno dei team di scienziati dell’Istituto Nazionale di Astrofisica che stanno seguendo la ISON. “I dati raccolti dovranno essere processati ed elaborati nei prossimi giorni e non possiamo ancora sbilanciarci nel confermare, ad esempio, l’identificazione della riga dell’ammoniaca emessa dal materiale cometario. Nelle sessioni di osservazione abbiamo anche testato con successo il nuovo ricevitore a doppio beam della parabola, per di più su un oggetto celeste in movimento che implica procedure operative per nulla semplici. Siamo però molto soddisfatti dei risultati preliminari, tutto è andato nel migliore dei modi!”
Fonte: Media INAF | Scritto da Marco Galliani