Il centro ospita il reattore Essor, ora spento: si tratta di un reattore non utilizzato per produrre elettricità, ma a fini di ricerca, attualmente, come spiega Celso Osimani, a capo della sicurezza e protezione fisica e radiologica, “ in custodia protettiva passiva”. Ogni suo pezzo sarà smontato e controllato da personale esperto.
Nei pressi della struttura, poi, c’è anche un deposito di rifiuti radioattivi: ogni residuo nucleare viene controllato da rilevatori e classificato, prima di essere blindato in fusti d’acciaio. A questi strumenti si aggiunge uno speciale dispositivo cerca-plutonio, che sollecitando l’elemento con raggi speciali, permette di risvegliarlo e renderlo visibile ai rilevatori.
In generale, come afferma il direttore Dolf van Hatten “il Joint Research Center (così si chiama oggi il centro ndr) dà alla Commissione gli strumenti su temi come la crisi economica, il clima e l’ambiente, la sicurezza e la demografia, è un fornitore di opzioni politiche basate sulla scienza”.
L’Italia e l’Europa sono quindi più che pronte ad affrontare le sfide che lo sviluppo della tecnologia nucleare comporterà. Per capirlo non è necessario fare molta strada, basta fare una passeggiata sul Lago Maggiore.