Reuven Rivlin (Likud, destra) è il nuovo presidente di Israele. Ha avuto 63 voti nel ballottaggio e succede a Shimon Peres. L’ex ministro centrista Meir Shitrit, suo rivale al ballottaggio, ha avuto invece 53 preferenze. A votare, in una Knesset (parlamento) che si é di fatto spaccata quasi a metà, sono stati in 119 deputati con 3 schede bianche. Rivlin ha avuto il rispetto anche di settori politici avversi in parlamento per il suo approccio legalitario e l’equanimità alla guida dell’assemblea.
Reuven RIvlin, il neo presidente dello Stato di Israele (chicagotribune.com)
Reuven Rivlin, “l’uomo di Gerusalemme” che succederà a Shimon Peres. Speaker della Knesset e veterano del partito di Netanyahu, il Likud, è un esponente storico della destra vicino ai coloni ed è stato però appoggiato in maniera tiepida dal premier, che teme le sue posizioni sulla questione palestinese. Presterà giuramento il prossimo 24 luglio, insediandosi alla guida dello Stato di Israele come decimo presidente. Il 75enne Reuven “Rubi” Rivlin è un veterano della Knesset e del partito di destra Likud, lo stesso del premier Benjamin Netanyahu, che però alla sua candidatura ha dato unendorsement ”tiepido”, ossessionato dalla sua forte personalità.
Le origini di Rivlin e l’elezione del neo-presidente. Nato a Gerusalemme (e da qui viene il suo soprannome di “Uomo di Gerusalemme“) e padre di quattro figli, Rivlin ha battuto per 10 voti alla seconda votazione il suo rivale Meir Sheetrit, che aveva chiesto un voto bipartisan alla Knesset, ma non è riuscito evidentemente a convincere né la maggioranza di destra né quella di sinistra sul suo appoggio alla soluzione dei “due Stati” nell’ambito della questione israelo-palestinese. Il nuovo presidente prenderà il posto di Shimon Peres, novantenne alla fine del suo mandato, che già si è detto pronto a cominciare il passaggio di consegne con il suo successore.
L’eredità di Peres. Il ruolo del presidente di Israele è principalmente di rappresentanza, ma nonostante ciò sarà difficile eguagliare l’eredità di Peres, che va in pensione dopo una straordinaria carriera politica, coronata dal premio Nobel nel 1994 in co-sharing con Yitzhak Rabin e con il leader palestinese Yasser Arafat.
Le convinzioni di Rivlin. Il presidente neo-eletto, invece, non ha mai nascosto le sue convinzioni sulla questione palestinese e si è sempre opposto alla creazione di uno stato palestinese indipendente. Nel 2010 ha dichiarato: “Preferirei avere i palestinesi come cittadini di questo paese, piuttosto che dividere la terra in due parti”. Questa sua convinzione lo ha portato a frequenti scontri con figure chiave della politica israeliana, anche all’interno del Likud.
Celebre la lite con l’ex premier Ariel Sharon, che nel 2003 mette in campo una politica di “disimpegno” da Gaza, con il ritiro delle truppe israeliane e lo smantellamento di alcuni insediamenti. Rivlin era nettamente contrario a quanto deciso da Sharon e non mancò di farglielo presente. Il che compromise l’amicizia tra i due, che in seguito si parlarono a stento. Rivlin dichiarò poi di aver rifiutato una poltrona nel gabinetto di Sharon proprio a causa del loro disaccordo sulla questione di Gaza. Ma nel 2005, da speaker della Knesset votato trasversalmente più per la sua forte personalità che per le sue idee, Rubi Rivlin sceglie però una posizione più moderata e dichiara di aver deciso di riconciliare le sue opinioni personali sul disimpegno da Gaza con le responsabilità ufficiali dettate dal suo ruolo di speaker.
L’esperienza politica di Rivlin. Tra i banchi della Knesset dal 1988, Reuven Rivlin è stato ministro delle Comunicazioni con Ariel Sharon dal 2001 al 2003, quando venne eletto alla presidenza del Parlamento israeliano. Nel congratularsi con il nuovo presidente il premier Natanyahu ha sottolineato la loro esperienza politica comune nel partito di destra Likud e ha dichiarato: “So che farà tutto il possibile come presidente per soddisfare la duplice missione di unificare la nazione e mostrarsi uniti di fronte alle sfide esterne”. E ha poi promesso al neo presidente di lavorare al suo fianco, sia come premier di Israele che come membro dello stesso partito.
“Il Presidente è il volto dello Stato di Israele nel mondo.” Per parte sua poco prima di essere eletto Rivlin in un’intervista al Jerusalem Post ha parlato del ruolo che deve avere il presidente di Israele e ha detto: “Il Presidente è il volto dello Stato di Israele nel mondo, non il rappresentante di una specifica ideologia, ma della creatività collettiva e della storia del popolo ebraico”.
Le affermazioni del premier Netanyahu. “Mi attendo – ha affermato il premier Neanyahu – una cooperazione con il presidente letto per l’unità del popolo e dei cittadini di Israele”. Basterà questo slancio conciliante a tranquillizzarlo? Lo vedremo in futuro, intanto però in molti credono che il passaggio di testimone tra Peres e Rivlin sposterà anche l’attenzione di Israele dagli affari internazionali a questioni più “domestiche”.
(newspanorama.it)