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Al Getsemani Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Matteo 26:36-39 Gli ulivi del Getsemani stanno bene, sono tutti fratelli fra loro e hanno 900 anni. Sono queste in sostanza le conclusioni – dai risvolti storici e culturali importanti – della ricerca triennale promossa dalla Custodia di Terra Santa e coordinata dall’Istituto per la Valorizzazione del legno e delle specie arboree del Cnr su richiesta dell’Associazione Culturale “Coltiviamo la Pace” di Firenze. Scopo del progetto la definizione dello stato di salute, dell’origine e dell’età delle otto piante di ulivo riunite nel Giardino del Getsemani a Gerusalemme e la formulazione di proposte tecniche in grado di tutelare e assicurare la conservazione nel tempo di questa straordinaria biodiversità, unica per aspettative scientifiche e religiose.
“Uno dei risultati più singolari - spiega Antonio Cimato, coordinatore del team di ricerca del Cnr - è emerso quando i ricercatori hanno realizzato il profilo genetico o l’impronta genetica (fingerprinting) delle otto piante. Le analisi di alcune regioni del DNA hanno descritto profili genetici simili tra gli individui e non sono state evidenziate differenze nei profili allelici, nemmeno tra campioni di foglie prelevate dalle diverse parti della chioma. Questo significa che le otto piante sono state propagate dallo stesso genotipo e sono quindi tra loro fratelli. In altre parole, gli otto ulivi del Getsemani sono il risultato di un intervento dell’uomo e non sono affatto cresciuti in modo spontaneo sul posto, come invece si è sempre creduto.” Ma ancora più interessanti sono i dati emersi dallo studio della datazione. “Degli otto ulivi – continua Cimato – solo tre piante presentavano condizioni essenziali per la stima dell’età. La datazione è stata realizzata integrando la tecnica della dendrocronologia con la tecnica radiometrica (datazione al C14 radiocarbonio).
Ebbene, la ricerca ha indicato che la datazione della parte epigea è riferibile a uno stesso periodo: il dodicesimo secolo dopo Cristo. Ciò significa che le piante ora presenti nel Giardino non sono le stesse che secondo la tradizione furono testimoni dell’agonia del Cristo, ma risalgono esattamente al periodo della conquista di Gerusalemme da parte di Saladino”. Un dato questo che, messo in relazione con altre indagini storiche e sociali, porterà senz’altro a interpretazioni interessanti. “Non è stato possibile – continua Cimato – compiere analisi sulle radici, certamente più antiche delle chiome datate ma non sappiamo di quanto, e dunque i nostri dati scientifici si fermano al 1100 dopo Cristo. Si tratta comunque di piante antichissime, probabilmente tra le più antiche al mondo“. Analisi specifiche hanno infine riconosciuto un discreto stato nutrizionale degli otto ulivi e la non presenza di sintomi di inquinamento ambientale che potrebbero pregiudicare nel tempo la loro longevità. Test distinti hanno poi evidenziato che nessuna delle otto piante è infetta da virus o da alterazioni patologiche.
Il progetto ha richiesto competenze interdisciplinari che sono state identificate all’interno di tre Istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche del Polo scientifico di Sesto Fiorentino (Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree, Istituto di Fisica Applicata ’Nello Carrara’, Istituto di Chimica dei Composti OrganoMetallici-Centro di Microscopie Elettroniche) e di cinque Dipartimenti universitari (Scienze Agrarie ed Ambientali di Udine, Biologia Evoluzionistica “Leo Pardi” e Biotecnologie Agrarie di Firenze, Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali di Pisa, Laboratorio di Ecologia e Fisiologia Vegetale - Dip. Biologia Evoluzionistica di Firenze, Laboratorio di Merceologia, Università Chieti-Pescara). Mauro Bernabei, Claudio Pollini e Raffaella Petruccelli, oltre ad Antonio Cimato, i ricercatori Ivalsa coinvolti.
Alla Custodia della Terra Santa il gruppo di ricerca fornirà proposte tecniche che assicurino nel tempo la tutela e conservazione delle otto piante di ulivo riunite nel Giardino del Getsemani e azioni di integrazione a sostegno alla comunità cristiana di Terra Santa.
Fonte: Agoramagazine modif.
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