Che Istanbul sia “friendly” te ne accorgi ad ogni angolo di strada:
quando ti fermi immobile come una statua con gli occhi strabuzzati che indicano inequivocabilmente smarrimento… qualcuno ti saprà dare le coordinate;
quando non riesci a farti capire… qualcuno chiamerà in soccorso amici e conoscenti poliglotti e, dalla babele di lingue che si scatenerà, avrai una risposta ai tuoi interrogativi;
quando non sai che cosa mangiare…ecco qui, invece, arrivano i problemi…
Qualcuno pronto ad ascoltarti e a farsi in quattro per aiutarti lo troverai ugualmente, ma non potrai fidarti ciecamente… lo “yellow rice” non è riso giallo ma orzo!
È probabile che non conoscano bene il problema e pertanto non riescano ad inquadrarlo, nonostante la card che recita le “avvertenze” in lingua turca.
La sorella turca dell’Aic non ha una versione in lingua inglese del sito e quindi non è possibile raccogliere informazioni sull’alimentazione fuori casa né capire l’incidenza del morbo celiaco sulla popolazione turca, che, da queste semplici osservazioni, presumo sia bassissima
Le difficoltà nel comunicare sono comunque poche in zone altamente turistiche come Sultanahmet, soprattutto quando l’interlocutore è abituato ad avere contatti con i turisti.
Ostacoli linguistici e piccoli “incidenti culinari”, a parte, Istanbul, sebbene sia straordinariamente infernale (traffico impazzito a tutte le ore, attraversamenti pedonali al cardiopalma e inquinamento acustico, non dimentichiamo che conta 16 milioni di abitanti), ti affascina, ti stupisce, ti conquista.
Un viaggio alla scoperta della megalopoli turca è un’esperienza sensoriale e tutti i sensi sono stimolati, nessuno escluso.
La vista viene sollecitata dai preziosi mosaici dell’ex basilica cristiana, poi moschea, oggi museo, Ayasofya (Santa Sofia);
Santa Sofia
dalle manieristiche ceramiche delle moschee (stupende quelle della Rüstem Paşa Camii, a due passi dal Mısır Çarşısı, il Bazar delle spezie) e dalla loro silhouette che il tramonto disegna nel cielo sopra il Corno d’Oro;
Moschea di Solimano il magnifico- Yeni Camii (Moschea nuova)- Rüstem Paşa Camii (moschea)
dalla magnificenza del Topkapı, il Palazzo dei sultani, e dal luccichio del loro tesoro custodito tra le sue mura.
L’olfatto invece viene stuzzicato dal profumo delle spezie dell’omonimo bazar
Al mercato delle spezie
e da quello del pesce cucinato dai pescatori all’ombra del ponte di Galata misto alla carne dei döner kebap che in fila, quasi in sincronia, ruotano su sé stessi.
Kebab
Il gusto viene stimolato dal sapore deciso della carne speziata; dai dolcissimi lokum (senza glutine!) variamente aromatizzati e decorati (pistacchi, cocco, petali di rosa, zafferano e semi di melograno essiccati, per citarne alcuni);
Lokum
dal sapore aspro dei succhi di melograno e di arance che venditori ambulanti, disseminati per la città, spremono sul momento e ancora dall’ayran, una squisita bevanda a base di yogurt leggermente salata servita in piccole brocche di rame che i turchi bevono pasteggiando e che torna utile nel caso di cibi piccanti.
Il tatto, invece, viene stimolato dall’impalpabile texture delle sciarpe in cachemire e dal calore delle fumanti tazze di tè.
E anche l’udito è coinvolto in questa città, sia dal vocio degli ambulanti che affollano mercati e zone strategiche che dal richiamo alla preghiera del muezzin che risuona in tutta la città, cinque volte al giorno dall’alba al tramonto e che, dopo il primo giorno, ti manca; dal gorgoglio dell’acqua delle fontane delle abluzioni, al cinguettio degli uccellini nelle moschee che evocano visioni paradisiache.
E adesso vogliamo darvi alcuni consigli di viaggio.
Assolutamente da vedere, oltre ai monumenti e luoghi di interesse per turisti, la cui visita comunque vale la pena, come Santa Sofia, la Moschea Blu, la Cisterna Basilica e la torre di Galata (tra le più note),
Torre di Galati
sono assolutamente da vedere i quartieri dichiarati patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, spesso invece, ingiustamente ignorati dai turisti. Fatih (integralista), Balat (ebraico), Fener (greco) sono un esempio del melting pot istanbuliota.
Il rito dell’abluzione- Cisterna Basilica – Kariye Müzesi (San Salvatore in Chora)
Da non perdere, inoltre, la chiesa di San Salvatore in Chora (Kariye Müzesi) eccezionale per i suoi mosaici bizantini, che ricordano quelli altrettanto straordinari del Duomo di Monreale;
il prezioso “contenuto” di Santa Sofia custodito Presso il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, la chiesa rossa di Santa Maria dei Mongoli, la Chiesa Bulgara di Santo Stefano, sul corno d’oro, costruita in ferro a Vienna e trasportata sul Danubio fino ad Istanbul.
Corno d’Oro – Torre di Galata – Bosforo
Per un tour di queste zone i brillanti ragazzi di “scoprireistanbul.com”, sono delle validissime guide, capaci di stimolare la curiosità di ogni turista portandolo per mano in luoghi in cui si respira la vera essenza della città
Una chicca è poi il caffè intitolato a Pierre Loti, da dove si gode un panorama mozzafiato di tutta la città.
Caffè di Pierre Loti
Cibo: mangiare per strada non da particolari problemi, via libera allo street food per eccellenza, il kebap, in tutte le sue forme, precisando ovviamente di non servirlo con pane o piadine né con “yellow rice”!
Un ristorante degno di nota, il cui personale ha dimostrato competenza sulla celiachia, sebbene non abbia né cucina riservata né pane senza glutine, è Akdeniz Hatay Sofrasi, zona Fatih. (http://akdenizhataysofrasi.com.tr/it-IT/Home)
Mar Nero- Acquedotto di Valente-Moschea di Fatih
Cucina turca superlativa. Indimenticabile l’agnello cotto in crosta di sale nel forno a legna, presentato avvolto dalle fiamme e servito con riso pilaf condito con uvetta e mandorle. Capitolo a parte anche per le ottime meze, gli antipastini mostrati in vassoi over size con cui si inizia e, spesso, si conclude un pasto.
Güle güle Istanbul, friendly sì, celiac friendly un po’ meno…
Liceo greco e i tulipani
Hanno collaborato a questo articolo e per questo si ringraziano le care: